Country trasportato dalle immense e desolate praterie americane fino alle pianure dell’Emilia Romagna, unito a soluzioni pop più vicine al cantautorato italiano, tra cui fiati che si insinuano nei crescendo delle melodie: è questo il sound del nuovo album di Enea, dove due territori distanti tra loro riescono a fondersi.
Nodi è composto da otto canzoni, che sembrano però seguire tutte una stessa linea narrativa. Centrale è l’amore, raccontato non attraverso grandi ed ingestibili metafore, ma passando per piccoli dettagli quotidiani, quasi invisibili se non si fa attenzione; anche il risentimento, la lontananza, l’abbandono, vengono spiegati attraverso uno sguardo sempre analitico ma mai pretenzioso.
Fa eccezione per quel che riguarda le tematiche trattate Quei ragazzi, pezzo country allo stato puro, a partire dalle sonorità fino ad arrivare al testo, una ballata esistenziale, ironica e disincantata, senza dubbio tra i brani più convincenti del lavoro.
Altra canzone che colpisce sin dal primo ascolto è San Lorenzo, più orientata verso il folk-pop, popolata da immagini malinconiche e sfuggenti, inafferrabili, di un’estate passata della quale è possibile raccontare solo sensazioni.
Le altre tracce dell’album, però, non risultano interessanti allo stesso modo. Le melodie sono sempre ben costruite e presentano sfaccettature interessanti derivate dall’unione tra generi, ma a volte non si legano in modo del tutto convincente ai testi, creando due mondi differenti che si intrecciano solo nei punti di maggiore intensità e non riuscendo a coinvolgere invece per tutta la durata.
Nonostante questo, Nodi rimane comunque un lavoro valido e interessante, da ascoltare nella sua totalità per scoprire l’universo emotivo di Enea oltre che le sue ispirazioni musicali.
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