Stefano Ricca Ho voglia di andare 2022 - Cantautoriale, Indie, Alternativo

Ho voglia di andare precedente precedente

Un lungo racconto dell'urgenza di riappropriarsi della propria libertà di muoversi nel mondo come nella vita, come nella propria mente senza più divieti e privazioni. Una lunga narrazione di piccole storie di risveglio da un torpore forzato.

Ho voglia di andare è il primo lavoro discografico solista di Stefano Ricca, artista bresciano della classe '80.

Si tratta di una raccolta di cinque brani che uniscono recitazione e musica. È un lavoro che nasce dal bisogno di uscire, geografico e psicologico, dal lungo lockdown per la pandemia di covid. Il bisogno di riappropriarsi della propria libertà di movimento, di riascoltare suoni perduti durante la clausura domestica. Un bisogno urgente di raccontare cinque piccoli viaggi, talmente urgente da trascendere la dizione, il canto e le dinamiche musicali.

Musicalmente parlando l'impianto è quasi totalmente acustico, esclusi i suoni di batteria campionata e le emulazioni di sintetizzatori.

La sessione ritmica non è mai a fuoco, in realtà non è mai indispensabile ma serve solo per dare un colore e una direzione alle basi. I suoni non sono particolarmente curati, anzi suonano forse volutamente anonimi. Stessa sorte per il basso che ruggisce e la fa da padrone soltanto in Un disco, una maglia, una corda (Schio), con grande gusto e capacità evocativa.

Pianoforti, chitarre acustiche ed elettriche clean, pad, texture pad e qualche sintetizzatore solista, come in Le strade di Monforte sono la colonna portante del disco e la loro funzione è appunto quella di colonna, contrappunto sonoro per una narrazione e difatti lo sviluppo della forma canzone è pressoché assente, in favore di un tentativo, quasi sempre ben riuscito di suscitare stati d'animo sia quando accompagnano la voce, sia quando rimangono soli a dipingere panorami sonori.

La voce merita un capitolo a parte: il timbro è subito riconoscibile e il suo balance nel mix è chiaramente sbilanciato, permettendo alla voce di declamare senza farsi superare dagli strumenti che l'accompagnano. La voce non canta mai, al limite si avvicina al cantilenato ma prevalentemente racconta, facendosi forte di un grande bisogno comunicativo e un accento regionale ben marcato. Il tentativo è quello di arrivare con meno filtri possibile, per quanto già parlare dentro un microfono in uno studio di registrazione possa rappresentare un grande ostacolo alla spontaneità del racconto. Forse è proprio qui il limite che più volte fa capolino durante l'ascolto: l'accentuazione del parlato, l'esagerazione dell'espressione che talvolta risulta costruita e stona con la forza spontanea dei testi.

In conclusione Ho voglia di andare è un lavoro che non può aspirare ad una visibilità mainstream ma che molto probabilmente non la cerca neppure. Si tratta di un lungo racconto, di un'urgenza di comunicare, di riappropriarsi della propria natura di animale sociale messa a dura prova dalla clausura forzata del mondo. Il disco volge al termine con un'infinita eco sulla parola "Periferia" che forse rappresenta questo bisogno, prima di potersi nuovamente fermare e metabolizzare questi ultimi anni.

L'ascolto è abbastanza fluido, forse la mancanza di dinamiche nella narrazione rischia ogni tanto di far calare l'attenzione dell'ascoltatore, vanificando un po' l'urgenza del racconto. Al livello musicale forse si sarebbe potuto lavorare un po' di più sui suoni che risultano un po' piatti, poco tridimensionali. 

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La recensione Ho voglia di andare di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-09-24 16:52:37

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