Ultimamente, quando mi occupo di recensioni, penso: se questo gruppo capitasse a un altro, che diavolo potrebbe scrivere? Di meglio, di peggio, di più, l’opposto, più o meno le stesse cose? Qual è, in sintesi, il confine tra parere personale e criterio oggettivo? Discorso lungo. Vi basti, però, ogniqualvolta una band critica una recensione.
Venendo a noi, trovo insopportabili gli Invisibles, ma non dubito possano intrigare qualcuno.
Citano tra i riferimenti Blur e Oasis, cosa bella bizzarra. Spacciano il genere per elettronico indie pop perché va di moda, magari, ma forse è un altro giochino per confondere le carte, visto che la melodia latita e parecchio anni ’80 è il suono d’insieme (dunque micidiale, diciamolo). Poi si può sempre azzardare invisibili come inafferrabili, allora il cerchio si chiude. Tastiere e basettoni onnipresenti a tentar chissà quale via sperimentale, riff di chitarra che s’intrufolano a casaccio e un cantato prepotente la cui pronuncia inglese grida vendetta al cielo. Un prog fuori tempo massimo che bussa invano alle porte del pop, semmai.
Saranno pure virtuosetti, questi ragazzi, io al termine dell’ascolto ho tirato un sospiro di sollievo.
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La recensione Demo N°9 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-09-27 00:00:00
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