Un caleidoscopio stupefacente di art rock, sperimentalismi e grammelot tenuto insieme da una prestazione vocale sopra le righe
Due indizi per iniziare a capire la personalità di Bebawinigi aka Virginia Quaranta: è cantante, poli-strumentista, compositrice e attrice; a circa un anno di distanza dal precedente ‘Mao’, un EP essenziale e ridotto all’osso, esce con questo ‘Stupor’ che è un leviatano di circa un’ora per 13 tracce. Questo solo per dire che siamo davanti ad una personalità artistica difficile da contenere, qualità che non ha a che fare meramente con la mole di produzioni, ma con l’essenza di una concezione musicale.
Lungo questa direttrice, ‘Stupor’ muove in realtà stesse premesse del lavoro precedente, espandendole e portandole all’estremo: da un lato, un lavoro fonetico affascinante quanto enigmatico, da cui nasce il grammelot di onomatopee, balbettii infantili e frammenti di linguaggio che Virginia utilizza per quasi tutti i brani del lotto; dall’altro, un vocabolario musicale altrettanto disorientante ed eclettico che tiene insieme art rock, deviazioni sperimentali nell’ambient o nella musica concreta e una radice folk che prende sia le forme della filastrocca bambinesca (Giù dal Cielo), sia quello più terragno ed ancestrale dei mantra caricati a percussioni rituali e violini estatici (The Call of the Deep). La forma, insomma, è quella di un collage avanguardista in un senso storico del termine, quello ad esempio del dada o del futurismo, i cui pezzi sono tenuti insieme dalla performance vocale di Bebawinigi, un fattore di coesione nel suo essere elemento di dis-continuità caotica, e da una produzione e un arrangiamento che, pur masticando elementi difficilmente conciliabili, riesce a tenere tutto insieme in una cornice di nitidezza e dinamiche coinvolgneti.
Come succede spesso, per un lavoro così sfaccettato e paradossalmente è più facile creare una rete genealogica di riferimenti, e forse più proficuo: in questo caso potrebbe essere utile all’ascoltatore immaginare che il funambolismo vocale e magicamente ermetico che tiene insieme i pezzi più sperimentali del lavoro con il resto si alterna tra la leggerezza fiabesca di Björk e la drammaticità gotica di Diamanda Galas, o che nell’eclettismo rock melodico e chitarroso di pezzi come Ayahoo! e Guarda in alto ci abbiamo intravisto la lezione post moderna di St. Vincent e le sue diramazioni industrial, grunge, pop; dagli elementi più ieratici e tribali ci sono arrivati invece e chi di Iosonouncane e Dead Can Dance, in vivace dialettica con una vena più sgangherata e grottesca.
Basterebbe questa lista disordinata a far capire che ‘Stupor’, nomen omen, è un album in cui può capitare di perdersi, disorientati tra un minutaggio importante e una corposa tracklist che richiederà un po’ di pazienza prima di svelare la sua coerenza interna e il suo filo conduttore. Allo stesso modo, per chi riuscirà a penetrarne i meccanismi, il nuovo lavoro a firma Bebawinigi potrebbe rivelarsi un lavoro sorprendente, non tanto per il suo ambizioso eclettismo ma per la capacità della titolare di tenere tutto insieme con una buona dose di personalità e faccia tosta, sostanziata però da un ragionamento estetico coerente e messa in pratica con uno sguardo tecnico minuzioso e professionale.
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La recensione STUPOR di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-11-15 16:20:15
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