Sulle rive dello Stige infernale Joe D. provoca con voce profonda e con un certo cinismo chi ascolta. Basi piene, sature, che sfuggono da momenti di silenzio e pause sono l'ingrediente caratteristico di questo album scomodante.
Classe 1992, Giuseppe Farci - in arte Joe D. - è un ragazzo sardo, con una notevole inclinazione all'introspezione, che lo porta fin da bambino a "crogiolarsi in un mondo di fantasia". Così si descrive in un'intervista in occasione dell'uscita del suo ultimo album - Stige. Assolutamente straniante al primo impatto, questo disco sembra avere proprio l'obiettivo di scomodare chi ascolta, facendo vestire i panni del protagonista del concept dell'intero lavoro. Questo consiste nella storia di Persona, un condannato all'Inferno - da qui il nome del disco, in riferimento al fiume infernale - che deve vivere una serie di prove e di sfide lanciate dai "ministri infernali".
Il parallelismo con Infernum di Murubutu e Claver Gold è dunque obbligato per mettere in luce la particolarità di Stige. Se da un lato i concept dei due lavori è quasi lo stesso, Joe D. vuole evidenziare come l'ambientazione per lui è solo un mezzo con cui lasciar trasparire un'esortazione più profonda: "trasforma il veleno in medicina, ma per farlo, devi berlo, nuotarci, accorgerti che c’è e generare un moto a vivere, di nuovo". Le influenze assorbite da Giuseppe non si fermano però ai contenuti e l'utilizzo della voce in Stige sembra essere debitore proprio di Malebranche - una delle trecce di Infernum - oltre che dei brani più spavaldi dei primi dischi di Salmo.
Tutt'altro che neutrale e rilassante è la voce di Joe D., ricca di basse frequenze nei momenti più lenti del disco, come a delineare istanti in cui la riflessione e l'introspezione sono messi al centro. D'altra parte è nei ritornelli o nelle tracce più esplosive - come Umanità o Zebebbeh! - che il rap di Joe D. si fa più graffiante e irruento.
A reggere un tale cantato si trovano basi complesse, che riempiono l'ambiente saturando la scena con una ricca presenza di elementi omogenei. Diversi sintetizzatori e pianoforti elettrici, spesso accompagnati da una drum machine 808 tendono a formare un tappeto intricato di suoni e composizioni armoniche che rifiutano il silenzio o momenti di pausa. In linea con il progetto del disco è così che Joe D. mette alle strette chi ascolta, non concedendo un attimo di respiro e proponendo lo stesso ambiente infernale e traboccante di ingredienti tetri che si può percepire sulle rive dello Stige.
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La recensione Stige di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-09-29 12:06:16
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