Dopo aver tentato in Estate zero pare la via del tormentone estivo, con cassa dritta e zuccherosità in eccesso, BIAS fa una virata improvvisa, quasi inspiegabile. Quello che stranisce però non è che Noiro sia un pezzo totalmente diverso rispetto a un altro dello stesso autore, ma che sia stato presentato come un singolo.
Visto il susseguirsi di pubblicazioni sembra che il musicista emiliano stia componendo a suon di singoli, come un puzzle, le varie parti del suo prossimo disco, ed è proprio su questo elemento che storciamo leggermente il naso. Noiro inizia col suono di un tuono, l'inizio di un temporale forse. Segue un respiro e un arpeggio di chitarra acustica. Potrebbe sembrare l'inizio di un pezzo post rock. E invece no.
Nulla sembra crescere con particolare violenza, non c'è una grande ascesa, rimane tutto nella sua piccolezza, certo apprezzabile, fino all'arrivo di una voce, come una sirena, a cui fa da contraltare un'altra voce, distorta, che grida una frase incomprensibile. L'esperimento dalle tinte dark è anche riuscito, quello che non funziona è la modalità.
Perché pubblicare un pezzo del genere come singolo, perché non aspettare l'uscita del disco per fargli vedere la luce, per fargli assumere un senso più ampio insieme ad altra musica, magari come intermezzo, o come outro, a giudicare dallo scomporsi del suono in corso? Norio è un piccolo volo, bello da ascoltare, che però non ha l'autonomia che gli viene affidata.
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