Di solito i grandi dischi riportano date di uscita epocali, spesso coincidenti con grandi avvenimenti sociali e stravolgimenti politici di ogni sorta. E attenzione, non per forza grande disco vuol dire disco di successo, così come un disco di successo non è di fatto sempre un grande disco. Poi, come sempre, la verità sta nel mezzo.
Le prime note de Lo stato canaglia di Johnny Dal Basso ci riportano a vibrazioni quasi dimenticate, quelle di un rock intriso di ribellione e con la veste polemica addosso. Traduzione letterale dell'espressione "Rogue State", spesso utilizzata dai presidenti statunitensi per riferirsi a tutto ciò che non è allineato al pensiero filo-occidentale, i tredici brani che compongono questo disco non hanno mezze misure. Si va dal rock alternativo trascinante di "Senza nome" al punk stile Gerson di "Odia e desidera", passando per il ritmo poetico e scanzonato di "Amore Pirata". E poi c'è l'inconfondibile richiamo ai Clash in "Berlin Burning", mitigato da un pazzesco cortocircuito con "I giardini di Marzo" di Battisti.
Insomma, se siete dei nostalgici punkettoni che ancora rimpiangono i primi anni duemila, questo è un disco che fa sicuramente per voi. Se siete solo incazzati, pure.
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