Il terzo album dei bresciani One Eyed Jack ci presenta una formazione nuova rispetto a quella del lavoro precedente, insieme ad una vena stilistica declinata, pur partendo dalle stesse premesse, in maniera differente: il grunge rock dell’esordio, datato 2017, adesso è pompato e filtrato in direzione dello stoner/psych più muscolare e groovoso, ondeggiante tra un’impostazione hard rock della forma canzone, di occasionali incursioni nei territori delle jam band e delle sonorità noise rock. Con il cuore ai Soundgarden e soprattutto agli Alice In Chains, che risuonano nel riffing e in un’impostazione vocale debitrice, senza scimmiottare, del compianto Lanye Staley.
Intendiamoci, nei circa 25 minuti di canzoni troviamo ben poche melodie o soluzioni originali, ad eccezione forse del metal speziato in versione mediorientale di Away, semplice ma ben piazzato, e dell’interessante virata post-punk/psych, orecchiabile e cadenzata, della conclusione Cuddle In a Jail.
Ci piacerebbe sicuramente vedere il trio provare a sperimentare nella direzione suggerita con l’ultima traccia e trovare una strada più personale. Intanto, però, quello che fanno però i One Eyed Jack lo fanno bene, al netto di qualche ingenuità, e senza far pesare sull’ascolto l’animo classico della loro scrittura, con un mix ben giocato di ritornelli coinvolgenti, ritmiche dinamiche (con il basso a prendersi un ruolo di primo piano) e di una gragnuola di riff energici.
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