Comaneci Anguille 2022 - Folk, Elettronica, Alternativo

Anguille precedente precedente

I Comaneci trovano un nuovo equilibrio con una formazione allargata che gioca poeticamente con folk, elettronica concreta e post rock

A leggere di anguille e musica vengono subito in mente i versi dei 99 Posse, un universo musicale di distanza da quello dei Comaneci, che però si incontra con questo nuovo album della band ravennate nella figura indecifrabile dell’anguilla: né un serpente né pesce, figura ambigua che si muove sfuggente tra le categorie tassonomiche e le mani dei pescatori. Ben si adatta al carattere di questo secondo album con cui, trasformato il duo Amati-Salvo in un trio, la formazione si avventura verso lidi musicali a metà tra le vecchie sponde e nuove mete, arricchendo l’impostazione minimal folk di base con un rivestimento elettronico dal suono artigianale e concreto, coloriture post rock, andature jazzate.

Un'operazione che continua quella iniziata con il precedente ‘Rob a Bank’, e che qui, però, ritroviamo più a fuoco, grazie ad una formazione che probabilmente nel frattempo si è affiatata, quella con Simone Cavina alla batteria, e che ha acquisito anche la sicurezza di coinvolgere nuove figure, a partire da Luca Cavina (Calibro 35, Zeus), Tim Rutili (Califone), Troy Mytea (Dead Western). Formazione contenuta ma comunque allargata, che ha il suo punto di forza nel lavoro sui dettagli sonori e di arrangiamento, sul sound design, sull’alternanza di pieni e, soprattutto, vuoti. Chitarre riverberate in coppia con pianoforte, voci dal tremolio post umano, elementi ritmici dalla composizione organica e naturale (la splendida Hidden Place), batterie jazz, trovano un un proprio ruolo preciso e deciso nello spazio e nel movimento dei brani, creando un’intelaiatura di immagini e sensazioni capace di andare anche al di là del carattere delle canzoni in sé, che a volte parlano da sole attraverso melodie di qualità e impatto immediati (Jaws, tra le varie), altre volte comunicano principalmente attraverso atmosfere e sfumature.

In questa intelaiatura leggera ma eloquente si muove con grazia la voce di Francesca Armati, che gioca con country e gospel, con un indie rock languido, con il post-rock sognante di Every Midnight e quello ruvido Hillhouse, con il duetto sentimentale alla Bad Seeds (Couldn’t Help It) e con quello più indie (Loss of Gravity), con un’elettronica personalissima e dal sapore antico (la speciale The Tongue). Inaugurando definitivamente un nuovo corso che, e non è poco, non mostra affatto il peso dei quasi vent’anni di attività della band.

---
La recensione Anguille di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-11-16 15:41:00

COMMENTI

Aggiungi un commento Cita l'autore avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia