L'indie folk dei Sunmei è come un seme che germoglia
Me lo vedo già il videoclip del nuovo brano dei Sunmei, con loro che suonano in una casetta sperduta nel nulla e se ne vanno in giro per le campagne circostanti ancora bagnate dalla pioggia, facendo un po’ gli scemi come giustamente si è soliti fare in questi casi.
June AD è il titolo della secondo singolo in assoluto della band friulana, che a un primo ascolto, complice i testi in inglese, potrebbe invece far pensare a origini anglosassoni o comunque estere. Perché occasione di contaminarsi con un certo tipo di scrittura e sonorità oltre confine i Sunmei l’hanno effettivamente già avuta facendosi le ossa per esempio sul palco di Interpol, Peter Hook e altri artisti.
Se le geometrie essenziali raffigurate nella copertina del brano possono già fornire qualche indizio, è una singola nota di piano, ripetuta a cadenza ostinata e regolare, a introdurci effettivamente nel microcosmo Sunmei. Attorno a quella nota, che poi inizia a inciampare, raddoppiare e variare ritmo, si sviluppa progressivamente un mondo di colori e suggestioni. Batterie crepitanti, chitarre luminose e tastiere delicate sono solo alcuni dei “personaggi” che man mano prendono parte a questo curato quadro in movimento, fino a condurci al vero nucleo della composizione. Qui la scena si svuota per lasciare spazio alla melodia principale, che disegnata da un emozionale intreccio di voci vola in sospensione su un avvolgente tappeto sonoro.
A partire da certe sonorità indie folk di scuola Bon Iver la band va poi a sperimentare, sconfinando nei terreni del dream pop più etereo, come della musica ambient. I Sunmei dimostrano di saper padroneggiare i molteplici elementi della canzone e di riuscire a giocarci componendoli e scomponendoli quasi fossero mattoncini Lego.
Seppur melodicamente accessibile, June AD è un brano tutt’altro che semplice a livello di composizione e arrangiamento che nasconde, anche nei momenti più minimalisti, molto più di quello che appare. Tutto è pensato, studiato e misurato con cura minuziosa, forse a discapito - verrebbe da pensare - di un filo di spontaneità. Dispiace quasi che, una volta sbocciata, la composizione si esaurisca così in fretta invece di indugiare un altro po’ per farsi meglio assaporare. Poco importa però, i Sunmei lavorano bene e tra poco potremo ascoltare per intero il loro primo album.
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La recensione June AD di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-11-17 11:27:00
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