Ceffi della Bolognina è il primo disco dei Magenta#9, band bolognese formatasi nel 2017 e subito partita in quarta verso palchi importanti e premi di grande pregio artistico.
Si tratta di una raccolta di otto canzoni che si muovono nel solco del pop rock melodico d'autore, un po' la continuazione dell'idea musicale iniziale partita niente meno che da Vasco Rossi. Proprio di Vasco e del rock melodico italiano c'è grandissima traccia in questo disco, anche nell'attitudine del riarrangiamento de Il cielo in una stanza di Gino Paoli proposto in track list.
Musicalmente parlando, troviamo subito una batteria granitica, drittissima e carica di groove, molto ben bilanciata e un bel trattamento parallelo del suono dei fusti. Il basso si muove in perfetta simbiosi della batteria e il suo suono risulta rotondo, aggressivo ma non troppo gonfio. Si distingue benissimo l'attacco, così come è godibile la coda delle note.
In perfetto stile rock, sono soprattutto le chitarre a fare la differenza. Avanti dunque con overdrive e distorsioni, ma senza mai eccedere col gain, in modo da non impastare troppo i suoni che risultano ben sgranati e riconoscibili tra loro. Molto bello lo studio degli incastri, sia ritmici che armonici, soprattutto nelle transizioni tra moduli compositivi.
Tastiere, organi e pad vari sono la spinta in più e il collante perfetto per tenere assieme il sound e non farlo mai svuotare. L'insieme risulta così, grazie a questi suoni, alcuni dei quali fanno anche realmente arrangiamento, sempre compatto e straripante.
La voce, come sempre capitolo a parte, è trattata in una modalità ibrida tra pop e rock, risultando leggermente fuori dal mix, ma con tagli di equalizzazione più aggressivi e con una "fermezza" data dall'uso spregiudicato della compressione. Un timbro che mette insieme la grana di Vasco e quella di Carboni, risultando così familiare e subito ben gradita all'orecchio. L'intonazione è sempre ottima, i raddoppi sono sempre puntuali e ben eseguiti. I testi sono vari, sicuramente c'è un modo di comporre che attinge a piene mani all'ironia e alla schiettezza di Vasco Rossi, ma più in generale della scuola bolognese, soprattutto anni 80 e 90.
In conclusione Ceffi della Bolognina è un disco che non offre nessuna novità, nessuna innovazione tecnica, nessun nuovo modo di intendere il rock. Proprio per questo funziona, proprio per questo si fa ascoltare facilmente e sembra di sentirsi subito a casa in queste sonorità. D'altronde il rock non ha tempo e se lo avesse avuto, avremmo dovuto stabilirne il decesso molti anni fa, al netto di pochi spasmi muscolari post mortem. Invece questo disco dimostra che il rock è vivo e gode di ottima salute, così come la scuola bolognese, così come il rock dell'Emilia Romagna, così spontaneo e diretto, da amare profondamente o odiare immediatamente. L'ascolto risulta molto fluido, quasi rassicurante e la tracklist ha il giusto grado di adrenalina per mantenere alta la soglia dell'attenzione fino alla fine.
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