Stanze Vuote è il secondo lavoro del cantautore milanese Simon Fedeli, che dopo una vita passata a stretto contatto con la musica per vie traverse dal 2015 ha deciso di dedicarsi al suo progetto personale. Un album all’insegna della malinconia, dell’intimità, della solitudine.
I brani sono caratterizzati da una scrittura narrativa molto descrittiva, in alcuni casi interessante, soprattutto in brani dalle melodie essenziali come La Verità e Statuine d’argilla; quando ad accompagnare le parole è solo il pianoforte, l’artista sembra parlare con l’ascoltatore come in una conversazione amichevole, privata.
In altri brani, ad esempio Un’inutile preghiera o Con o senza di me, questa caratteristica non appare invece d’impatto allo stesso modo: infatti, spesso le melodie vengono ben sviluppate nelle strofe, ma una volta arrivate ai ritornelli manca sempre quella spinta in più, non riuscendo a convincere, come se mancasse sempre qualcosa.
Le parole sembrano appesantire la musica, andando a rendere le storie interessanti da ascoltare ma slegate da quello che invece gli strumenti stanno creando a livello sonoro.
Colpisce, nel contesto, Le Favole; complessa nella sua costruzione anche testuale, riesce a rendere la malinconia ed il dolore in modo più intenso.
Quelle che Stanze Vuote vorrebbe raccontare sono emozioni difficili da elaborare e realtà comuni a tutti: riesce a farlo attraverso i suoi testi mostrando un buon livello di scrittura, ma nel momento in cui bisogna valutare l’insieme della narrazione, la forza espressiva della musica passa in secondo piano ed il risultato è un disco poco omogeneo.
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