Uzeda
Stella 2006 - Rock, Noise

Stella

Fondamentali. Insostituibili. Dolcemente indispensabili

Uzeda scalfisce il tempo, ma il tempo non scalfisce Uzeda. L’ultima realtà inossidabile della nostra penisola. Un gruppo che era già “eterno” quindici anni fa. Già convinti allora che non era poi così importante rientrare nelle beghe e nei discorsi. Insomma, loro erano già staccati, allora. Lo sono sempre stati, tanto che quando li sentivi pareva di leccare incudini. Freddi. Acidi. Malignamente bastardi. Superata la porta della città, Uzeda produceva quel rumore che da lì in poi non è stato mai uguagliato da nessun altro. Oggi?

Oggi ci regalano 29 minuti di pura grazia sonora. Di quella che difficilmente si trova in giro se non grazie a loro. E quindi loop sghembi di chitarra – Agostino Tilotta, senza dubbio, è un nume per molti. Sferragliate che colpiscono pur non essendo così decifrabili. Pur essendo matematica e precisa è quella più free nella band. Violentemente freak. Il basso sostiene con impertinenza e assidua ripetizione. Gli anni novanta che si fanno sentire con irruenza. I Throwing Muses ma più cattivi. Gli Shellac ma molto, molto meglio. La batteria scandisce i giri. Giovanna urla atona, quasi monotona ma mai troppo da accorgersene. Anzi.

A mio avviso il maggior pregio degli Uzeda è di essere emotivi. Coinvolgere attraverso qualcosa che sembra tutt’altro che emozioncine sentimentali. Qualcuno le chiamerà viscere, vedete voi. C’è lo stesso impatto e il senso di mancamento che senti nei più grandi songwriter anche se qui si sta parlando di noise. E non a tutti il rumore piace. Questo mozza il fiato, ti prende, ti fa crescere e ti fa cadere dopo che i 29 minuti sono passati. Ti rende più forte, anche se per poco non ci lasci la pelle. Un disco importante diviso in 8 canzoni altrettanto importanti. Importanti per noi. Per loro. Per la nostra musica, in Italia. Fondamentali. Insostituibili. Dolcemente indispensabili.

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