Dopo l’esordio nel 2017 con l'album Placenta il trio messinese torna con un nuovo disco che ripaga velocemente questi cinque anni di attesa. Non è facile spiegare a parole quello che i Basiliscus P rappresentano e sono riusciti a condensare in questo secondo lavoro ma su una cosa ci sono pochi dubbi: alla base c’è grande conoscenza musicale, influenze diversissime, tanta consapevolezza e competenza strumentale.
Spuma non è esattamente un album adatto alle orecchie di tutti, potrebbe addirittura essere una di quelle cose che o ti conquista immediatamente e completamente, oppure proprio non fa per te. La voce fa la sua entrata solamente alla quarta traccia dell’album, e questo basta a far capire l’ampio spazio che il disco riserva agli strumenti. In modo fluido e senza quasi accorgersene si passa da trip psichedelici al funk, da groove allo stato puro al progressive, da atmosfere che ricordano certe pellicole poliziottesche anni settanta a molto, molto altro.
Chitarre ruvide, bassi corpulenti, percussioni croccantissime, sax fuori controllo, voci eteree e così via per dei brani, che andando a stuzzicare anche terreni musicali colti, non cadono quasi mai nel manierismo fine a se stesso ma si muovono con equilibrio mettendo le capacità dei tre musicisti al servizio di un gustoso intrattenimento musicale.
Spuma è un disco vorace di generi, stili, citazioni, atmosfere, che altrettanto voracemente viene voglia di consumare. Un ascolto ricco e complesso negli arrangiamenti ma allo stesso tempo fruibile, che si fa apprezzare per la curatissima produzione dal sapore analogico, caldo, vero e che può regalare un piacere quasi viscerale per la qualità dei suoni e del risultato finale.
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