Ascoltare i Le Man Avec Les Lunettes e innamorarsene è tutt’uno. A me è capitato quest’estate, al Summer Student Festival al Parco Fistomba di Padova, dove aprivano per gli Amari e hanno lasciato tutti a bocca aperta. Di “Qui Cherche Trouve”, dei suoi meriti e dei suoi limiti, ha già scritto, ottimamente, Acty. Con questo split a metà con le svedesi Rough Bunnies mi sembra che i Lmall facciano un passo in avanti. Il “sottile senso di incompiutezza” dovuto forse alla mancanza “di una canzone veramente importante” si attenua. E non perché i Lmall abbiano composto un paio di inni generazionali. Probabilmente non vogliono neppure farlo, persi come sono in un mondo di frutta candita e piccole tazze di thè nel fresco dell’alba, affacciati di fronte al verde dei prati che riluce abbagliante. L’incompiutezza diminuisce perché la somma delle influenze evidenti nei lavori precedenti si amalgama meglio. Certo, i Beatles. Quelli ci sono sempre: nel ritornello di “Hallo” si sente qualcosa di “Goodnight” dal “White Album”. Ma ci potete trovare anche le delicatezze di rosolio di Mr. Graham Nash degli Hollies, se vi va. E però quello che per me è il nome vero cui accostare i Lmall lo faccio: Sufjan Stevens. Che non è poco. Provateci voi a produrre qualcosa di paragonabile alle canzoni di uno che negli States è considerato per statura compositiva una sorta di via di mezzo tra dei novelli Bob Dylan e Brian Wilson, oltre che l’allievo che supera il maestro Elliott Smith.
Ascoltate bene, e scoprirete che il paragone tra i Lmall e il buon Sufjan calza parecchio, specie nell’iniziale “For A Lover”, con quella sommessa voglia di piangersi addosso che si fa bellezza, arricchita dalla copiosità dell’arrangiamento: una tromba che ti guida per mano con un sorriso amico, poi due chitarre e due voci in coro così tanto West Coast, e quindi panorami prevedibili alla ragione eppure inaspettati al cuore, fotografie dal dolce paese dei campanelli. E tutto senza il minimo eccesso. “Hallo” ti prende subito, con quella doppia voce che ti afferra il cuore e te lo torce in dolcissimi strazi. Poi il pezzo sembra fermarsi, e all’improvviso riparte, e riporta tra i sogni irrealizzati di un vecchio ragazzo di nome Paul Mc Cartney, che è ancora lì, nel 1968, a leccare francobolli per mete sconosciute.
Prova superba, che non sfigura affatto (anzi…) al confronto con i due pezzi delle svedesi Rough Bunnies, che fanno musica diversa, meno zuccheri delle coste atlantiche di Usa e Uk e più orgogliosa campagna degli States. “Some Girl I Know” e “I Fell In Love With Your Best Friend” sono figlie del folk revival anni 60, e i primi nomi che portano alla mente sono quelli di Woody Guthrie e Pete Seeger, però nel 2006, con tutta la storia dell’indie rock da vent’anni a questa parte sulle spalle. Due cose diverse, e non confrontabili. Trattandosi di uno split, non è corretto quello che sto per dire: ma i pezzi dei Lmall mi paiono una spanna sopra a quelli delle Rough Bunnies, per come graffiano il cuore e fanno spuntare lacrimucce di commozione per non si sa bene cosa, mentre le svedesi mi paiono gradevoli ma scolastiche. Una conferma della caratura internazionale del duo bresciano. Applausi e abbracci.
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La recensione Love Is Not For Me (split w/ Rough Bunnies) di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-09-04 00:00:00
COMMENTI (4)
we do like !!! we do like very much !!! love is not 4 us !!! :=:=:=
ottimo tutto. e, devo dirlo, le rough bunnies sfigurano davanti ai LMALL.
Un piccolo gioiello.
Ottima recensione, davvero complimenti Renzo.
For a Lover è la mia canzone preferita degli occhialuti.
Avanti!