Dalle ceneri di una vecchia formazione nasce il progetto Royal Division che esordisce con Yellow Fever, un ep in cui viene condensata la presentazione a tutto tondo dello stile della band di Bergamo. Tenendo sempre fermo il fulcro nel rock alternativo, ognuna delle quattro tracce di cui si compone il lavoro immerge chi ascolta in nuove contaminazioni che testimoniano il carattere eterogeneo e versatile della musica dei Royal Division.
Se con il brano Yellow Fever la band si presenta armata di un carattere graffiante, sulla linea dei Pixies e di Song 2 dei Blur, costruito a partire da chitarre elettriche distorte e da una batteria che mantiene un ritmo cadenzato per tutta la canzone; questa è solo una delle facce del disco. Un'atmosfera cupa e avvolgente è quella che si fa avanti in Hollywood, in cui cori e chitarre danno vita a un'armonia dai toni che portano all'attenzione di chi ascolta l'immagine di un panorama desolato. Così sono la voce e l'assolo di chitarra elettrica a ergersi, distaccandosi dalla base strumentale che regge la traccia.
È in chiusura del lavoro che i Royal Division congedano le sonorità distorte e taglienti per dare vita a Let Me Take You, una ballata la cui base strumentale è composta da cembali, chitarre acustiche e archi. Rallentando la velocità rispetto al resto dei brani, si ha l'impressione di essere cullati da un pezzo in cui il pop dei Kooks incontra l'influenza degli ambienti spaziali e profondi dei Coldplay.
Sempre tenendo fermo il proprio obiettivo i Royal Division riescono, con il loro primo lavoro, a farsi notare grazie alla loro capacità di composizione organica, con cui vengono delineati brani che non presentano mai un elemento fuori posto. A tutto ciò si aggiunge l'immenso repertorio da cui la band attinge con originalità, proponendo un progetto convincente e ricco di prospettive differenti.
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