Un viaggio nel tempo, con allunaggio dadaista, fatto di citazioni stilistiche e raffinatezze esotiche, guidato dall'archeologo Danielle
E magicamente è di nuovo il 1982, Vado al massimo vola nelle radio, è in carica il primo Governo Spadolini e l'Aston Villa si appresta a diventare campione d'Europa. O forse no, è il 2022, l'ottobre più caldo degli ultimi − troppi − tempi, son passati 40 anni da quella decade tanto ricordata con sentimenti contrastanti, e siamo preda della banda che ha come capo Auroro Borealo. Potremmo definirli archeologi musicali. Danielle fa parte di quella cricca di ricercatori, con un fare da buon nerd. Il suo disco d'esordio Sì, adesso mi sveglio inizia in modo abbastanza brusco.
La fedeltà alle fonti è così minuziosa che Domenica sembra a tutti gli effetti una cover di Vasco. C'è quella scompostezza inconsapevole e ironica, quel sapore estivo amarognolo dato dai chitarrini. Basta andare avanti con l'ascolto per trovare quello che sembra essere l'altro grande riferimento di Danielle, ovvero Ivan Graziani. Ci pensa Bugo a chiudere la sacra triade. E allora perché dovremmo ascoltare questa manciata di canzoni all'apparenza così poco originali? Perché suonano come un saggio critico, un'antologia sonora in cui il saggista ha una penna che supera di gran lunga la media.
Le prove sono presto fornite. Si prenda l'ordine delle tracce, messe saggiamente una dietro l'altra per non dare troppo l'impressione di seguire un unico percorso. A un pezzo ruvido come È troppo caldo per fare l'amore seguono i ritmi blandi e sornioni di Panama, vero diamante dell'intero disco, in cui la parte strumentale prende il sopravvento negli ultimi due minuti, in un micro tripudio in cui un solo quasi garage tormenta le atmosfere caraibiche appena create.
E quando ormai ci siamo abituati a questo strano viaggio nel tempo, e ai suoi guizzi esotici che fanno capolino a tradimento, ecco che sul finale arrivano due minuscole schicchere. Mai è un canto malinconico, di quelli che negli anni '60 venivano usati dai gruppi beat per spezzare il cuore alle proprie fanbase; Mara Venier invece è un'inspiegabile dedica dall'iperspazio a una delle donne più amate della tv. Percussioni che invogliano alla danza, fischi alieni, e l'assillante ripetizione "Che bella Mara Venier". Va tutto bene, assistiamo attoniti a un allunaggio dadaista, e tiriamo le somme di questo viaggio coi fiocchi guidato da capitan Danielle.
Sembra proprio il caso di dirlo, Sì, adesso mi sveglio, mi tolgo di dosso le coperte, consapevole che ad aspettarmi quando ne ho voglia c'è sempre questo gioiellino, nato dalle mani di qualcuno che per la sua specifica qualifica di archeologo ha avuto l'accortezza di provare a mettere tutte le cose al loro posto, prima di creare la sua personalissima versione. Grazie alla ricchezza delle note a margine e delle licenze poetiche il disco di Danielle emana una luce particolare, dal fascino sconfinato.
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La recensione Sì, adesso mi sveglio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-10-21 02:20:58
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