L’immagine che avevamo dei Duvalier era ferma a sei anni fa, tra le note di quel “Hay Lobos” che da queste parti era stato apprezzato almeno quanto una sigaretta dopo il caffè. In mezzo il doppio singolo “Mezcola/Coyote” a indicare la direzione, e il nuovo “DVL” a fissare le coordinate.
I sei brani nuovi infatti proseguono nel solco dello stile peculiare della band veneta ma, rispetto al passato, sembrano godere di una maggiore solidità. Che si tratti di accresciuta consapevolezza, di maturazione, o di sicurezza nei propri mezzi, il risultato è proprio quello che ci si sarebbe augurato di sentire.
Una forza che si propaga dall’entrata energica di “Me-xi-co”, che rivela i funzionali cambi di registro linguistico già sperimentati in passato al servizio della musicalità complessiva, per proseguire sui binari della creatività compositiva: le atmosfere tormentate di “I Love You Is a Stupid Thing to Say” aprono la strada alle ipnotiche ossessioni della splendida “Pisco Sour”. Ma è un equilibrio che si mantiene saldo, rivelando le diverse anime di cui è composta l’ispirazione alla base di questo album, tra le graffianti pulsioni di “Karlov” a fare da contraltare alle trame oscure di “Ancien Régime” e di “22 10,8”.
La crescita dei Duvalier dunque è una splendida notizia, resa ancora più efficace dal mix di Marco Fasolo: li aspettiamo sui palcoscenici che meritano.
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