O774, nuova uscita del rapper laziale Roen, è un disco che va piuttosto in controtendenza rispetto alle linee attuali del rap e della trap in Italia, profondamente dediti a storie di autocelebrazione e di brand dropping. Fin dal titolo – 0774 è il prefisso telefonico della provincia romana attorno a Tivoli – Roen vuole infatti dimostrare tutto il suo attaccamento alla dimensione della provincia italiana e delle sue storie, continuamente oscillanti tra disagio e innocenza quasi naif.
Quello di Roen è un rap che riparte dalle origini del genere in Italia: il racconto delle vite trascorse nelle province e periferie di città, perennemente in bilico tra luce e ombra, dove a volte quest’ultima sembra essere l’unica via d’uscita – o forse l’unica speranza di galleggiamento – quando la luce inizia ad affievolirsi sempre di più. Bentornato, dunque, ad un hip hop che parla di storie e scazzi di vita vera, prendendo a riferimento modelli vecchi e nuovi dell’hip hop romano: se i bangers guardano al mondo di Noyz Narcos e del Truceklan, con tutto il suo odio per l’oppressione che lo Stato e le istituzioni praticano quotidianamente (Tony Soprano, Venerdì), i momenti più emotivi, spesso nostalgici di un passato più semplice, risentono delle influenze più recenti della conterranea Lovegang (0774, Chitarre distorte, Buonanotte).
Le sonorità e i temi di 0774, il suo dipingere una provincia che oscilla tra una striscia di coca stesa sul cesso di un bar malconcio e i rimpianti per tutto ciò che sarebbe potuto andare diversamente, sono una ventata di old school che va in direzione contraria rispetto al superficiale autoincensarsi e al vuoto hype della scena trap odierna: e in giorni in cui non si sa dove ci stia portando il futuro, ben venga il ritorno alle radici musicali di chi come Roen ha ben chiara la propria storia e le proprie origini.
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