La villa da sogno delle feste del liceo, con gli ospiti che arrivano e mettono una canzone, ogni volta di un genere diverso, per amor di festa.
Raramente mi è capitato di ascoltare un disco il cui titolo descrivesse perfettamente il concept. Forse Sgt. Pepper's, al limite, o pochi altri. La Villa Tatum è uno di quei posti giganteschi che aveva un tuo amico al liceo, in cui organizzava una festa ogni volta che i genitori erano via. Un giardino, tante stanze, un party. Un telefono attaccato alle casse e ogni tanto arriva qualcuno e mette una canzone. Ogni volta un genere diverso, per amor di festa.
Il proprietario di casa è Tatum Rush, uno che con la forma canzone ci gioca, complice una padronanza di metriche e lingue che viene da una carriera precedente in inglese, che prende strofe e ritornelli urbani travestendoli – che sia una festa in maschera? – ogni volta in arrangiamenti da epoche e influenze diverse, mantenendo intatta l'identità nella scrittura.
Tutti gli ospiti che arrivano nella villa schiacciano play e giocano con i generi, con l'obiettivo di dare un senso alla festa: ballare. Ceri alla produzione accompagna Tatum verso la techno lo-fi, l'italo disco, qualcosa di french touch, con un songwriting che infila parole modernissime in composizioni che ricordano a tratti Alan Sorrenti – di cui Tatum ha performato già la cover di Figli Delle Stelle proprio al MI AMI di qualche anno fa – o Battisti o un più contemporaneo Tropico, tra namedropping di stelle di Hollywood e citazioni di Star Wars.
Frah Quintale arriva nella villa e per gioco torna a rappare, Jacopo Planet smonta la trap, Lulu si lancia in una piscina di arpeggiatori. E te li immagini comunque ballare per tutta la festa. E 'fa niente se il suono appare demodè, in qualunque festa per far alzaIl momento più divertente del party, quello in cui addirittura io mi alzo e comincio a ballare, è quando si mette Dalla, con i suoi archi e piani elettrici seventies a-la Daft Punk di Random Access Memories.
Quando la festa finisce, misteriosamente, la villa è in ordine, pulita, come se non fosse successo niente, eppure tutti si sono divertiti. Cosa fare? Rimettere play, riaprire le porte della villa, iniziare un'altra festa.
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La recensione Villa Tatum di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-10-31 01:19:23
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