Un'esistenza con la musica intorno e (finalmente) la prima prova solista: si può sintetizzare, ma di certo non è banale l'esperienza maturata da Antonello Papagni in contesti dalle molteplici sfaccettature; è il momento di fare il punto attraverso le sue canzoni, per trascorsi “Visti da qui” con lo sguardo da diretto interessato.
Il long play, distribuito attraverso Believe Music, è formato da sette tracce nate dalla chitarra classica, definite a lenta maturazione durante un processo che non ha dovuto fare i conti con pressioni esterne o impellenze altre rispetto a quelle dettate dalla creatività di chi le ha plasmate col proprio pugno. Alla prova d'ascolto ne risulta un'esperienza eclettica ma ben riconoscibile e coerente, con l'acusticità della sei corde che si spinge fino a navigare i mari della bossa nova, stimolando la melanina al sole di quelle cose. Il songwriting è una dimensione imprescindibile, con testi che rivelano increspature intime di Antonello Papagni ma disegnano anche le incertezze del nostro presente, barcamenandosi tra ironia e visioni introspettive.
L'invito che accompagnava questo disco era “lasciatevi incuriosire”: non poteva esserci esortazione più azzeccata per “Visti da qui”, un album realizzato con onesta devozione alla musica e funzionale nel presentare il proprio autore.
Buona la prima, che non è roba da poco, e sguardo al futuro con fiducia.
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