Il genio del cantautore che sa collaborare con gli altri per moltiplicare il proprio estro
Fabio Pocci in arte Phomea ha realizzato il nuovo album Me and my army con venti collaboratori, come Alessandro Fiori ad esempio, ma ha anche all'attivo esperienze con artisti come Marco Parente e ha da poco aperto un live di Nada al Monk di Roma. È difficile quindi chiudere gli occhi, è difficile far finta di niente, è difficile non amarlo già solo così. Nel disco il cantautore toscano prosegue la sua ricerca artistica tra indie, rock e pop attraverso 12 brani che non conoscono confini, spaziando dai Radiohead a Damien Rice, dagli strumenti acustici ai "gingilli" elettronici, da Bon Iver ai The Smashing Pumpkins.
La voce cristallina e intensa di Phomea, la sua poesia in inglese, la chitarra e gli accenni elettronici entrano con eleganza sulla scena (Take control). Si aggiunge il pianoforte ad accarezzare ancora un po' l'anima, mentre il mondo è in guerra (Me and my army). Lo show prende poi anche una piega più rock (Unplease me) e più pop (Lover), portando con sé un carico di promesse e di domande: "I can only say that you won’t die alone, you won’t be alone. Is it your world these ruins of gold? Is that your home?" (Ruins of gold). Arriva il momento dell'ospite del disco, è speciale: J.B. è l'intelligenza artificiale che ha creato l'artwork di copertina e ha realizzato "l'autoritratto sonoro" di questa omonima traccia acid-jazz.
What about us mantiene una certa soglia di distorsione potente, mentre Run regala il sapore di ballata sognante in continuo climax. Gocce di parole abbracciate alla chitarra scendono per l'esofago e trovano poi la strada del cuore (The swarm, Perfect stone, Dark), fino alla rivelazione finale di Look at you. Me and my army è l'album di un uomo che ha raggiunto la sua piena maturità artistica e personale e che merita palcoscenici importanti su cui cantare tutta la sua bravura.
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La recensione Me and my army di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-11-16 16:42:36
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