Disco da jungla urbana, da attraversare con quel misto di ritmo ed eleganza stradaiola un pò blasé che ci piace tanto. E di questi tempi incerti (di saldi d’esistenze, di voti alla madonna), non è poco
Iniziamo così, con una battuta: se “Crx” (1996) era stato definito “il miglior disco del 2006”, questo “Reale” (2006) potrebbe essere “il miglior disco del 1996” senza che questo suoni come una critica. Anzi.
Passati gli anni, passata la jungle, passato l’esperimento casinoroyale.it (da cui comunque provengono 3 canzoni qui riarrangiate e risuonate completamente), passato tutto quanto, finalmente un disco intero di canzoni Reali. In cabina di regia (conosciuto ai tempi in cui i CR avevano aperto per gli U2 le date italiane del trionfale ‘Pop Mart Tour 1996’) quel genietto spinellato di Howie B, che, essendo cresciuto e avendo raggiunto la notorietà tra campioni computer e giradischi, come in un curioso e perfetto trapasso impone alla band un disco interamente suonato, quasi in presa diretta, spogliato da tutta quell’elettronica che ne aveva determinato cifra stilistica (e corazza), centrando nel segno e focalizzando il bersaglio: con i remix ci sarà tutto il tempo e la possibilità di divertirsi poi, adesso concentriamoci sulla struttura, sulla filigrana delle canzoni. Detto fatto.
Alì e soci non si fanno pregare, perso da tempo il vocione (e l’ormai ingombrante figura) di Giuliano Palma richiamano Patrik (Benfei) a far da contrappunto alla voce di Alioscia (definitivo “uomo-immagine” del gruppo). Il risultato è "Reale", come dire Riuscito, come dire Tangibile. Come se il lento deposito delle esperienze e delle ispirazioni raccolte dai CR negli anni (nell’arco che va dai Clash a Tricky, dagli anni ’80 agli anni ’90, da Milano a Londra) unite a uno sguardo in prospettiva che si è fatto più distaccato si fossero ora cristallizzati: questa è la forma canzone per il nuovo millennio, cioè quanto più vicini allo status di “classici metropolitani” oggigiorno possibile. Il suono è quello di “una metropoli a metà” come può essere Milano, con slanci quasi struggenti verso un altrove (leggi Londra, con tutto quello che significa una città come Londra sotto ogni punto di vista: musicale, artistico, sociale, etc) assaporato ma poi (definitivamente?) lasciato da parte, in qualche angolo della memoria, come sfumature del sentire, sfaccettature del prisma che vanno a comporre il Carattere di un gruppo che, non possiamo dimenticarlo, ha segnato la Storia della nuova!musica!italiana! anni ‘90.
Le canzoni, si diceva. Canzoni Reali. Strofa-ritornello. Dal primo singolo estratto "Prova" a quella "Tutto" in apertura che mette subito in chiaro la faccenda (“Tutto quello che sei in ogni cosa che fai”) alle 2 già conosciute "Milano Double Standard" e "Protect Me" che avevamo già avuto modo di apprezzare (e, forse, preferire?) nelle versioni originarie uscite su casinoroyale.it. Spazio anche per un pezzo decisamente non all’altezza, “Plasticomistico”, che sembra uno scarto dei Subsonica (con tutto quello che il gruppo torinese deve ai CR in termini di ispirazione e, diciamo così, “indicazione di rotta”). Personale menzione d’onore va a:
- la fumosa e sensuale "In My Soul Kingdom", splendidamente cesellata seguendo gli stilemi del remix che ne aveva fatto a suo tempo Dj Gruff.
- l’incalzante e liberatoria "Royale’Sound" che si prenderà facilmente il ruolo di “nuova Dainamaita” nei cuoricini di vecchi e (speriamo) nuovi fans del gruppo.
Insomma, piace e convince per questo "Reale": dopo aver sfornato almeno 4 dischi (come già detto ovunque e da chiunque) pressochè imprescindibili, dopo aver ispirato una schiera infinita di epigoni nella sempre sia lodata decade ’90, questo poteva essere un disco come una caricatura di se stessi, qualcosa come un inizio coverizzazione del proprio passato, oppure, all’opposto (e forse ancora più ridicolo), essere una delle solite sterili sperimentazioni da falliti che balbettano la parte dell’eternamente ggiovane. Invece è zero bluff e Casino Royale al 100%. Onesto e vero. Reale appunto. Disco da jungla urbana, da attraversare con quel misto di ritmo ed eleganza stradaiola un pò blasé che ci piace tanto. E di questi tempi incerti (di saldi d’esistenze, di voti alla madonna), non è poco.
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La recensione Reale di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-11-20 00:00:00
COMMENTI (3)
E' vero che i CR hanno avuto un gran bel ruolo negli anni '90 italiani, spronando e influenzando un sacco di musicisti e ascoltatori...
E forse un po' di "sudditanza" ci sta.Anche in chi non è proprio "fan", come me.
Ma condivido fondamentalmente tutta la recensione, proprio musicalmente. Il disco è bello, piacevole, senza smanie nè urgenze di "stupire", pieno di stile, eleganza ed esperienza.
Bentornati, CR.
la chiamerei sudditanza psicologica e appartenenza milanesotta
ma chissenemporta, meglio regalare un primascelta ai casino royale che ad altri
Primascelta a un disco che sembra uscito cieci anni fa? Che boiata.
La verità su questo primascelta? Una pompa tra amici milanesi.