In ogni ascoltatore c'è quella componente epico/rapsodica che a ogni stagione, facendo dispetto all'inesorabile susseguirsi dei lustri, è pronta a deflagrare riportandolo indietro nel tempo: i BardoMagno danno il loro contributo a far scattare questa scintilla, fino a renderla un incendio di quelli belli, come si facevano nei bei tempi andati, quando ci si ustionava con l'olio bollente assediando mura; per realizzar sberleffo della più recente pandemia, gli sforzi creativi di questo progetto si sono condensati nel nuovo album intitolato “Li Bardi Son Tornati In Locanda”.
Dodici capitoli tra parole (raffinate quanto basta) e pentagramma che fanno eco a successi degli ultimi decenni, contestualizzandoli a secoli più che trascorsi, quelli delle signorie nell'Italia dei comuni, degli assedi vichinghi e delle traversate oceaniche alla conquista del Mondo Nuovo. Non mentirò: alle prime note della title track si sono fatti spazio, potenti nella mia mente, i Blind Guardian, che riguardo alla professione bardica qualcosa hanno certamente da dire; la copertina confermerebbe anche una reference di questo calibro, ma, canzone dopo canzone, l'universo stilistico si è esteso, agile e al tempo stesso coerente attorno a un concept che diverte, appassiona, fa sorridere ma insegna anche qualcosa (mica cosa da poco!) a chi i libri di storia non li ha frequentati molto.
A chiamarla musica “demenziale” si finisce a far torto e semplificare troppo l'impegno che ci vuole per edificare un immaginario: le competenze ci sono tutte, e un album così va preso per quello che è senza farsi troppe seghe mentali da outsider. La discoteca e altre diavolerie del genere sono robe da gaglioffi, meglio farsi un giro in lovanda e tirar mattino con la baldanza di chi il giorno dopo non avrà scomuniche da fronteggiare: animo leggero per musica millenaria!
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