Sperimentazione e avanguardia che trascendono il concetto di tempi moderni.
Una volta i live album erano di moda. Specialmente fino agli Novanta, quando internet e PC ancora non avevano invaso il nostro vivere domestico, la riproduzione di album dal vivo risultava essere l'unica strada per apprezzare i concerti dei nostri idoli seduti comodamente di fronte all'impianto hi-fi.
Se poi vogliamo approfondire, basti pensare che negli anni Sessanta ogni anno erano centinaia le pubblicazioni di LP live, soprattutto in ambito jazz, garantendo la massima resa con il minimo sforzo. I comaschi Hugodada, con il loro A Night In Nerolidio, ci propongono quasi un omaggio a quei tempi puri e analogici. Tre brani registrati live, in presa diretta, in grado di restituirci uno squarcio di un'esibizione dal vivo. Ne viene fuori un lavoro quasi anacronistico ma incredibilmente affascinante, una sensazione che solo il disco live può trasmettere. Non è l'intimità di un club, ma resta comunque l'ambizione di voler creare un legame più profondo con l'ascoltatore.
E allora è facile lasciarsi trasportare dalle ritmiche schizofreniche di Agadir o da quelle più sofisticate di Omuamua e Santa Clara, che ci trasportano di fronte al palco con gli occhi chiusi per ventuno minuti di free jazz, rock e sperimentazione senza freni. Tempo e spazio indefiniti, la Londra moderna incontra l'America del secolo breve in un progetto tutto nostrano che sfoggia uno spirito unico e una grande tecnica compositiva.
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La recensione A Night at Nerolidio di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-12-11 11:53:04
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