La pluralità orchestrata da Matteo Marchese contribuisce a finalizzare un disco dal respiro internazionale e che vive dll'entusiasmo di chi ha contribuito. Prova che convince e che chiede ulteriori sviluppi.
Trascorsi dalle molteplici sfaccettature, viaggi personali, artistici e professionali che hanno plasmato la visione presente della musica per Matteo Marchese: in "DOT" confluisce tutto il suo bagaglio, che piccolo non è (per usare un eufemismo), insieme alla sana voglia di condivisione espressa coinvolgendo amici e creativi sodali.
Le nove tracce, rilasciate per The Prisoner Rec. su distribuzione The Orchard, rispecchiano in pieno questa concettualità del molteplice, per un'esperienza d'ascolto stratificata, eclettica e vivida ai timpani del fruitore. Tra afrobeat, incursioni electro, suoni analogici e incursioni strumentali, ci si può far spazio solo machete alla mano nella savana dove è il collettivo, sapientemente coordinato da Matteo Marchese, a farla da padrone. Sulle strutture del pentagramma, si innalza la voce unitaria espressa attraverso i testi, fatti di richiami ai sud del mondo e all'importanza dell'inclusione, della condivisione. Dall'Italia si gettano ponti ideologici coi tropici e con l'Africa, per canzoni che intendono dire molto di più rispetto a una prima impressione d'ascolto.
L'artista lombardo si mette in gioco in prima persona e con "DOT" mette un punto di grande importanza nella sua carriera discografica: la prova d'esordio coincide con suggestioni efficaci e la sensazione di un disco completo e complesso al punto giusto. Merito alla capacità di rendere armoniosa la convivenza tra molteplici (e multiformi) propulsioni di idee; obbligo, allo stato attuale, di alimentare il lascito per questo progetto.
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La recensione DOT di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-12-01 13:47:43
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