I Gaznevada sono la dimostrazione pratica di come anche in Italia sia possibile produrre rock di alto livello, che non sia soltanto una sterile imitazione di stereotipi inglesi o americani. Nato e sviluppatosi nel fertile ambiente bolognese, il gruppo esordiva on stage nel 1978, ottenendo discreti consensi. Nel marzo '79 la Harpo's Music pubblicava una cassetta contenente alcuni brani del repertorio dell'epoca: nonostante la rozzezza del sound ed i frequenti richiami ad un certo tipo di "cultura demenziale", il nastro in questione costituiva ugualmente un documento abbastanza valido, pur denotando chiaramente l'inesperienza e l'ingenuità della band, ancorata a schemi sonori poco caratterizzati e non sempre efficaci. I semi gettati in quel primo periodo cominciavano però a germogliare, ed i Gaznevada, dopo quasi un anno di intensa attività creativa e riflessioni, si esibivano in varie località d'Italia. Contemporaneamente, nel febbraio di quest'anno, vedeva la luce il 45 giri "Nevadagaz"/"Blue TV Set", registrato molti mesi prima: i due brani dimostravano la validità del gruppo, la cui forza espressiva si concretizzava in un rock violento e aggressivo, dotato comunque di un'impronta abbastanza personale.
È di questi giorni la notizia della realizzazione del primo album della band, la cui uscita è prevista per dicembre; l'attuale formazione comprende Billy Blade (sax, Farfisa, vocals), Andrew Nevada (vocals, electronics), Chainsaw Sally (bass), E.Robert Squibb (guitar) e Bat Matic (drums) e il disco, intitolato "Sick Soundtrack", contiene nove pezzi molto diversi da quelli a cui i Gaznevada ci avevano abituato. Tutto l'album è pervaso da un'atmosfera paranoica e malata; il sound è ipnotico, ossessivo e penetrante, e fotografa nitidamente lo squallore di una certa realtà sociale: in esso c'è qualcosa di profondo, qualcosa che potrebbe essere paragonato per potenza solo alle esperienze sotterranee di una metropoli alienante come New York. Pezzo per pezzo, ecco la prima fatica a 33 giri dei Gaznevada, divisa in un "red side" e un"green side".
"Going Underground" ricorda un po' come timbrica "Nevadagaz": belle divagazioni di sax su un tessuto sonoro scarno ma efficace. "Japanese Girls" inizia lenta e pulsante, poi la ritmica varia orientandosi verso soluzioni esotiche ed inconsuete; il testo è scandito meccanicamente. "Shock antistatico" è un brano che non esiterei a definire schizofrenico, con le sue rapide convulsioni strumentali. "Pordenone UFO Attack" è una improvvisazione di studio, piuttosto strana e dotata di un fascino misterioso. "Tij-u-wan", prima song del "green side", comincia con una melodia elettronica, successivamente interrotta da un suono duro che dà l'avvio all'episodio vero e proprio, martellante e solenne. "Oil Tubes" è un funky che sembra estratto direttamente dall'ultimo Talking Heads; se qualcuno dovesse dirvi che è stato copiato da "Remain In Light", non credetegli: i Gaznevada lo hanno composto in una data precedente a "Fear Of Music". "Nightmare telegraph" è un lento monocorde, forse un po' stancante e ripetitivo. "Walkytalkin'" è un altro pezzo d'impostazione funky, strutturalmente meno vario di "Oil Tubes" ma forse più grintoso. "Now I Want To Kill", inciso dal vivo allo Small di Pieve di Cento, è un classico brano dei Gaznevada vecchia maniera, alla "Blue TV Set": voce e ritmica spezzettate, musica selvaggia, coinvolgente e compatta. Alle prime mille copie del 33 giri è inoltre allegato un singolo intestato a Billy Blade & The Electric Razors contenente "I See My Baby Standing On A Plane", un rockabilly feroce e tagliente.
Considerazioni Conclusive. Si può facilmente notare che in quasi tutti i pezzi il canto non è molto in evidenza, e che le parole sono praticamente nascoste dietro un massiccio muro di suono; tutto ciò è voluto, per scongiurare il pericolo che i testi distraggano dal seguire il discorso generale, che è prettamente musicale: voce usata come strumento, quindi, e non come mezzo per lanciare "messaggi" di solito infarciti di luoghi comuni. Una curiosità: tutti i testi (al 90% in inglese) e le note di copertina sono tradotti in giapponese, come anche il nome del gruppo. Il motivo di questo fatto indubbiamente inusuale va ricercato nell'attrazione che i Gaznevada provano per il Giappone, per la sua tecnologia, per i suoi telefilm: del resto i riferimenti a quel tipo di cultura sono abbastanza evidenti in alcune liriche ed alcune musiche.
Non ho alcuna difficoltà ad affermare (anche se questo non farà piacere agli esterofili) che "Sick Soundtrack" è un album assai soddisfacente sotto tutti gli aspetti. Il sound della band è nervoso, affilato, ma soprattutto personale, e questa è forse la cosa più importante. Vi invito perciò caldamente ad ascoltare i Gaznevada senza pregiudizi di sorta: sono più che certo che per molti di voi saranno una eccitante scoperta.
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La recensione Sick Soundtrack di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 1980-12-15 00:00:00
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