Rudy Marra è uno che ha una lunga storia dietro. Capitolo Primo: leccese di Galatina, classe 64, inizia punk quando il punk era davvero tale. Intorno all’80, da buon italiano che voleva fare come Johnny Rotten, mette su una band chiamata Joey Katarro & i cazziacidi con cui movimenta il suo Salento magico e tarantato. Capitolo Secondo: nel 91, lo schermo della tv lo fotografa sul palco di Sanremo. Vince il premio della critica, con una “Gaetano”, che parla di droga (eh, a Sanremo fa sempre scandalo…) e traduce in Italia gli umori waitsiani un attimo dopo Capossela. Fa anche un album, “Come eravamo stupidi”, ma niente tour. È troppo timido, dice, non ce la fa davanti alla gente. Perfino in tv registra le ospitate senza pubblico. Capitolo Terzo: è un po’ affannato, lo si vede scrivere per altri, un po’ “buoni” e un po’ no: Cristiano De Andrè, Tosca, Paolo Belli, Alessandro Haber… Il Capitolo Quarto fotografa due dischi, uno nel 95, “Sopa d’amour”, uno nel 2000, “Le parole d’amore”, solo in Francia.
Capitolo Quinto. Dove Rudy Marra dà alle stampe questo “Amore di contrabbando”, che recupera tre brani da “Le parole d’amore”, ne offre due di nuovi (la title track e “Di Viaggi, Naufragi e Salvataggi”), e preannuncia un nuovo disco che dovrebbe uscire in autunno, dal bellissimo titolo “Sono un genio ma non lo dimostro”. Avete già capito che anche qui si distillano consonanze spirituali e musicali con Tom Waits. È anche vero che a 42 anni, metà passati a scrivere canzoni, Marra non è un clone, ma uno che una sua personalità artistica ce l’ha. “Ferri Piero”, anello di congiunzione tra lo Jannacci di “Faceva il palo” e il cantastorie di Pomona, nel suo bozzetto di un matto così anni 60 e quindi così fuori dal tempo, nel suo non raccontare nulla dell’oggi (proprio a livello di linguaggio) contiene però una forza comunicativa di tutto rispetto, perché commuove, come un film in bianco e nero, d’altri tempi, d'altre storie e altre vite. Non sempre il gioco riesce: “Ciao Luigi”, pur sincera, nel suo diretto rivolgersi a Tenco (è Marra che parla? O Dalida?) riesce troppo retorica, di quella retorica che abbonda nei cantautori sulla scia di Waits, Jannacci e Fossati, e di cui anche gli altri brani del singolo si sostanziano, sospesi tra tenui ballate e sapori mariachi.
Chi mi segue sa che giudico “waitsismo” e “fossatismo” ormai un vero e proprio genere, per lo più stanco e senza nulla da dire. Però so riconoscere benissimo i valori in campo: non ho difficoltà a riconoscere che, pur non essendo generalmente la mia tazza di tè, Capossela è bravo. Marra non è Capossela, ma è una spanna sopra agli altri pallidi seguaci di Waits. E credo che “Ferri Piero”, quasi un surreale Jacques Tati tragico, gli indichi una strada: se vuoi essere fuori dal tempo, siilo completamente, fino in fondo. Forse toccherai la classicità.
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La recensione Amore di contrabbando di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-09-02 00:00:00
COMMENTI (4)
Sono uno dei pochi disperati che si ricorda di Rudy Marra ?
"Sopa D'amour" è stata una bomba che mi è esplosa nel petto, undici anni fa ...
... quante volte ho cantato "e ho già trentanni eh già ..." poi trentanni li ho compiuti davvero
... dai Rudy facci un altro bel disco di quelli che non si scordano ...
ORO
Rudy Marra - sono felice
mi ha segnato la vita
welcome back Rudy!! :)
sono felice del suo ritorno. è il classico sottovalutato... e celentano continua a cantare...