Ryu Mortu, musicista sardo da sempre dedito alla descrizione di ampi ambienti desolati con il solo ausilio di chitarra e strumentazione elettronica, torna con la quarta pubblicazione dell'anno, l'ep Misanthropy. Cinque brani in cui si libera un mondo di composizioni ancestrali e fumose che regalano a chi ascolta un tuffo nell'universo dell'artista.
Influenzato principalmente dalla drone music, questo lavoro di Ryu Mortu risulta ancora meno incline alle variazioni rispetto a quelli precedenti. Un immenso, perturbante e monolitico ora è ciò che si presenta nei brani dell'ep, i quali mantengono sempre una continuità tra loro, regalando l'immagine di un unica idea sviluppata in cinque atti. L'abilità espressa in questo lavoro da Ryu Mortu è quell di giocare con continuità e discontinuità, mantenendo una qualche somiglianza tra brani apparentemente diversi. Così tra Optimal Performance Zone e Fire - a primo ascolto due composizioni che non hanno nulla in comune - sono solo alcuni elementi a variare, lasciando una struttura ritmica pressoché identica di modo che chi ascolta possa farsi trasportare da una traccia all'altra senza fratture.
Per la composizione di un tale lavoro la strumentazione elettronica a cui Ryu Mortu si è affidato è un imponente apparato di sintetizzatori che riescono a coprire tutte le principali parti della melodia. Droni che riempiono l'atmosfera con un'unica nota prolungata, synth-bass che dettano il ritmo dell'esecuzione, la cui struttura è scandita da modulatori glitch. Ognuno di questi è un ingrediente fondamentale in Misanthropy, il cui compositore ed esecutore ha dato vita ad una vera orchestra elettronica, le cui singole voci confluiscono in un progetto tanto omogeneo quanto disorientante.
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