I fiori non appassiscono di BRAMA è un ottimo esempio di come il cantautorato, quando non si auto-reclude in una torre d'avorio, è ancora materia viva e vivificante. Prova ne è questo disco, questo bel disco che mescola, appunto, con sapienza la musica elettronica e urban con il cantautorato più classico. Ne viene fuori un lavoro ibrido, che però, proprio nella sua indeterminatezza trae la sua forza.
Un mood ipnotico e sospeso ci accompagna nelle sette tracce dell'EP attraversando i pensieri del giovane cantautore, in un viaggio sonoro in cui immergersi a 360° che culmina con il brano Colpa mia, che BRAMA racconta così: “Colpa mia è uno sguardo sincero sulla tristezza quotidiana. Tra stanze elettroniche in cerca di verità e salvezza, la voce, affogata da sample, supersaw e batterie fuori tempo, è una carezza che ci fa sentire al sicuro e ci fa percepire che in fondo, soffrire non è colpa di nessuno".
Prendiamo, ad esempio, l'ultima traccia, "Appassiti", nonché la mia preferita. A mio avviso questa canzone può essere presa benissimo come brano-manifesto dell'intero album: una canzone intima e un poco dolente, con sonorità solo all'apparenza semplici, quasi povere ma che, dopo un paio di ascolti in più, si dischiudono come un fiore mostrando tutta la sapienza, la cura e, perché no, profuse in esse.
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