Il quarto lavoro in studio dell'artista romano prosegue sulla scia di un valido discorso cantautorale senza rinunciare a innesti esterni tra forma e contenuto
Prodotto da Vrec – forse una delle poche realtà discografiche nazionali veramente interessanti e coinvolgenti – e distribuito da Audioglobe, il quarto lavoro in studio del cantautore romano VonDatty si pone come una sorta di concept album che assume le sembianze di traghettatore narrativo alla ricerca dei demoni individuali più reconditi, allo scopo di svelare alla propria immagine allo specchio un sé più maturo e, più che altro, capace di offrire ad essa una direzione e un valido riferimento per stare al mondo nella maniera più indolore possibile.
Nemico pubblico è infatti un buon insieme di canzoni il cui susseguirsi persegue un simile scopo a livello concettuale e, al contempo, opera una progressiva esplorazione tra le viscere del concetto stesso di composizione, intenzionato com'è a sperimentare proprio col formato canzone avvalendosi di innesti esterni mai eccessivamente anomali, anzi funzionali al confezionamento di un prodotto sia radiofonicamente godibile che produttivamente ascrivibile alle migliori esplorazioni cantautorali attualmente in circolazione in territorio italico.
Coadiuvato anche da collaborazioni di tutto rispetto – Lucio Leoni, Roberto Dell'Era, Lara Martelli, Dj Mike, Giorgio Baldi – Nemico pubblico apre le danze con uno spoken word che ritornerà anche in frammenti successivi e che si pone l'obiettivo di narrare gesta e intenzioni argomentative in maniera potenzialmente distaccata, quasi come se si trattasse di uno spirito aleggiante al di sopra del corpo e incaricato di riferire a carne e ossa la reale sostanza del mondo esterno, iperuranio compreso. Questo allo scopo di spalancare realmente il sipario, subito dopo, su sonorità al limite dei titoli di coda da poliziottesco anni '70 ma declinate secondo, appunto, una predisposizione cantautorale da ballad nostrana contemporanea (Gli aspetti generali), che si fa scudo di atteggiamenti saggiamente pop rock con notevole attenzione sia lirica che sonora (Spleen) prima di inalare leggere sostanze noir con tendenze strumentistiche solo vagamente ispirate ai Calibro 35 (Maledetti giorni) in quanto rivolte, in realtà, a una diramazione soft ballad un po' alla Virginiana Miller per savoir-faire complessivo (Latte).
Le più attendibili influenze morriconiane, comunque, non tardano a manifestarsi, per quanto sempre molto ben assimilate in un corpo sostanziale che mai si discosta dal più puro e realistico formato canzone. Si tratta di incursioni che ora si atteggiano a simil-gangster melanconico in stile Peluqueria Hernandez (Hanno bendato il mio cuore), ora si impregnano di gravosità concettuale (Spystory), senza mai rubare il campo, però, a incursioni semi-funky con venature rap (Nervi), esternazioni blues sinuose e avvolgenti (Due animali feroci), languide ballad infette di rock'n'roll / garage grezzo in stile '60 (Nemico pubblico) e persino a sofisticati esperimenti dark techno / IDM (il remix finale di Maledetti Giorni).
Opera senza dubbio interessante e utile per chi ancora, ostinatamente, cerca valore in forme cantautorali apparentemente piatte e senza scopo oltre il mero consumo.
---
La recensione Nemico Pubblico di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2022-12-16 15:14:47
COMMENTI