“Gli strani fruscii che sentite in queste registrazioni sono stati prodotti utilizzando unicamente 60’s vintage equipment”. Questa, più o meno, la traduzione dell’avviso che si legge nel retro dell’ultimo lavoro degli abruzzesi Tito and the Brainsuckers, e non è l’unico indizio grafico, al di là del nome, sul contenuto del disco: chitarre fluttuanti in galassie remote, noti fumetti fantascientifici di altri tempi che si muovono tra il tempio di Stonehenge e le statue dell’isola di Pasqua, la traccia di apertura che si chiama, addirittura, “Astro Dalek”. La musica conferma, ovviamente, le sensazioni estetiche: dieci pezzi che strizzano l’occhio alla psichedelia e al miglior garage, senza dimenticare gli strascichi più hard rock che la scena ha assunto sul finire dei Settanta, mischiandosi al punk e a certe sonorità più aggressive. Le due cover presenti, infatti, la dicono lunga su come prendere questo disco: Purple Hearts e Masters Apprentices, due gruppi del garage australiano di quei favolosi Sixties. Come dire: avete capito a che suono abbiamo intenzione di rifarci, per lo meno proviamo a prendere una strada meno battuta. Ed il disco è davvero ben fatto, mischiando sapientemente le sfaccettature del mondo lisergico, garage e di certo punk rock, senza annoiare e, soprattutto, senza mai comunicare nostalgia: non è un tributo, non è il piagnisteo lamentoso di chi voleva avere vent’anni a quell’epoca, non è uno snobbare i suoni e le tecnologie di oggi. Certe chitarre, anzi, sembrano proprio calde ed autentiche, per quanto, in alcuni punti, assai prevedibili.
Viene voglia di vederli dal vivo, Tito e i suoi succhiatori di cervelli. Ma se il genere vi sta proprio sulle palle, allora passate oltre.
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La recensione Star Trash di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2007-02-12 00:00:00
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