Grimoir è il nuovo lavoro di Leon Seti (Leonardo Baldi), artista aretino trapiantato in Inghilterra, terra nella quale ha iniziato il suo viaggio musicale nel 2015.
Si tratta di una raccolta di dieci brani che si muovono nel solco del pop elettronico internazionale. C'è un bel gioco di rimandi tra suoni contemporanei e la ricerca di sonorità invece più vintage. Si sentono bene gli echi di Bjork, BANKS, Peter Gabriel nel tentativo di riuscire a scrivere musica che sia per tutti, accessibile ad ogni tipo di orecchio, pop appunto.
Musicalmente parlando, la produzione è di Pancratio. Le batterie sono tutte elettroniche, con suoni ben studiati per non essere mai saturi e scabrosi, ma setosi ed eleganti. Il basso è pulsione pura, viene inteso in senso contemporaneo, dunque anch'esso sintetico e senza essere legato ai limiti tecnici dello strumento reale.
C'è molto lavoro di pad e sintetizzatori, che fanno da texture emotiva e i cui suoni sembrano pensati apposta per offrire all'orecchio un viaggio delicato e senza turbolenze. C'è un tripudio di good vibes, nel senso che l'effetto che offrono al livello di narrazione è molto aperto, per quanto i testi non siano sempre sullo stesso piano, ma contengano anche momenti di debolezza e di elaborazione di traumi, anche lontani dal presente. Il filo rosso sembra essere comunque la catarsi, la cura che queste canzoni cercano di rappresentare per chi le ha scritte e per chi si appresta ad ascoltarle.
Si nota un grandissimo lavoro nello studio delle voci, dalla principale agli inserti di cori e controcanti. La voce viene trattata sì, come protagonista, ma senza toglierne lo status di strumento vero e proprio, grazie all'effettistica, al vocoder e all'autotune che in qualche modo creano un suono, un riferimento all'interno degli arrangiamenti e, cosa molto importante, un continuo susseguirsi ed intrecciarsi di "pieni e vuoti" arrangiativi che danno movimento, indicando una via da seguire agli arrangiamenti.
In conclusione Grimois è un disco che possiamo considerare come un viaggio tra sonorità elettroniche moderne e vintage dove anche la voce, di volta in volta, trova una collocazione stilistico-temporale ben precisa. L'ascolto risulta, come ripetuto più volte, molto liscio, quasi setoso e risulta quasi balsamico per le orecchie e per l'immaginario dell'ascoltatore. Non ci sono cambi di passo metronomico all'interno di questa tracklist e se da una parte la cosa potrebbe far adagiare l'ascolto e calare la soglia dell'attenzione, dall'altra parte in realtà l'effetto è quello di una culla che dondola, di un movimento lento e continuo che quasi massaggia l'orecchio, permettendo di entrare del tutto in questo panorama sonoro.
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