‘A Man And His Nature’ è un album che arriva sull’onda lunga della quarantena del 2020, un momento ormai abbastanza lontano e che però, con le sue difficoltà, è stato per parecchi artisti una fonte di ispirazione problematica i cui frutti sono ancora oggi affiorando la superficie. La particolare condizione di isolamento, nostalgia e riflessività, in realtà, si sposa perfettamente con la filosofia musicale del collettivo italo svedese Ropes Inside A Hole, che con questo lavoro arriva decisamente alla configurazione più personale ed intrigante della sua personale visione del post-rock/metal.
Una visione che ai canonici crescendo emotional del genere, alla loro struttura metrica e aspetto melodico più comuni, sostituisce meandri più obliqui, intrisi di malinconia, gloominess e interrogativi. Strutture melodiche coraggiose (Feet In The Swamp), strumenti inusuali per il contesto come il violoncello e il sassofono (indovinatissimo protagonista della splendida Feet In The Swamp), ci conducono per sentieri strumentali o animati dall’eterea voce di Daniel Loefgren sino a dei climax dirompenti, fatti di batterie marziali, chitarre gravi e rocciose.
A voler trovare dei riferimenti ci sarebbe da divertirsi: i più ovvi Sigur Rós (Time To Sleep) e Explosions In The Sky, lo stoner poco convenzionale degli Earth, gli idilli blackgaze degli Alcest, ma anche una melancolia post-punk/new wave dalle parti The Cure o addirittura dei Litfiba più lirici di ‘17 Re’. La verità è che, aldilà dell’espediente descrittivo, i Ropes Inside A Hole vanno oltre l’operazione di taglia e cuci, riuscendo a tessere un arazzo assolutamente personale rispetto alle classiche dinamiche del genere di riferimento, in cui è facile smarrirsi in preda ad una sensazione di languore, quasi una accidia, aspettando di ritrovarsi nella catarsi delle dinamiche più intense.
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