Che i Massimo Volume siano il punto di riferimento assoluto è dichiarato fin dall'inizio, ma chissà se nell'album minimovitale dei Minimo Vitale da Aosta c'è anche un po' di Offlaga Disco Pax, di Pierpaolo Capovilla e de Il Teatro degli Orrori. Ad ogni modo, con lo spoken word protagonista, i brani offrono versi intensi, riflessioni, emozioni, rabbie e sfumature musicali diverse anche all'interno dello stesso pezzo, dal rock al progressive (Blue P.E.C.). Non manca lo stile della ballata, che poi però diventa cattiva, come accade ad esempio in Parainphernalia che contiene alte citazioni sulla pace e il pacifismo, ai tempi della guerra russa in Ucraina. Cabine Telefoniche Dismesse racconta immagini di una vita, di un amore, degli anni Settanta, mentre Una prodezza al giorno sfiora quasi il cantato nel ritornello, senza mai dimenticare il graffio dell'ira. Arrivano poi le storie di due personaggi: El señor Ban, "pericoloso disequilibrato e borderline", e Thierry, "lungo riccio e allampanato". Con La Casta, il livello critico di ruvidità raggiunge il picco.
I sette brani del disco sono ben scritti, suonati e prodotti. I Minimo Vitale hanno un immaginario forte e preciso, ma soprattutto sanno bene come vogliono raccontarlo utilizzando una voce, le chitarre, un basso e la batteria.
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