“Polvere” è l’ennesimo disco Wallace records dove Mattia Coletti e Xabier Iriondo si trovano a suonare insieme. Per chi non li conoscesse: il primo è il chitarrista dei Sedia, tempo fa era stato acclamato su queste pagine per “Zeno” - uscito nel Novembre 2005, sempre per Wallace. Il secondo, Xabier, ha un passato ben più tortuoso: bello senz’anima negli Afterhours, lascia il gruppo per “divergenze artistiche e personali” e si lancia in una serie di esperienze di cui è difficile fare un elenco completo, tanto ce ne sarebbe da scrivere. Segnalo i più noti: Sixminutewarmadness, A short apnea, Tasaday, Uncode duello. Anche questi quasi sempre su Wallace. Ora, non giudico la prolificità di questa cricca di artisti in maniera negativa, l’opinione più comune potrebbe essere quella che dischi del genere si somigliano tutti e che vengono fatti giusto per far passare il tempo – perché immagino che nessuno si osi a pensare che tali produzioni mirino ad un possibile ritorno economico. E in effetti gli ultimi dischi che mi sono capitati dove è presente l’accoppiata Coletti-Iriondo un po’ si assomigliano. Ancora non mi spiego come mai continuo a sentire e risentire “Zeno” e non questo “Polvere”. Mi entusiasma poco. Probabile l’overdose raggiunta, o i miei singoli stati d’animo – e quelli mica li controlli. Perché, in effetti, i due dischi si somigliano molto. A quest’ultimo è stata aggiunta una vena blues un po’ più marcata, un utilizzo di voci nere o cose simili, tutto frullato nelle pile di rumori accatastati, alle varie e possibili rielaborazioni sonore, gli arpeggi ciclici e via discorrendo.
Ci sono bei momenti, quasi solari. Pezzi che assomigliano più al post-rock. Altri che somigliano più a vere e proprie ballate.
Il tono negativo di questa recensione è solo dipeso dal dubbio che mi si insinua sempre quando mi accosto a dischi del genere. Perché, ripeto, “Zeno” è un capolavoro. E all’inizio “Polvere” mi sembrava più o meno un suo pari. Ma poi si è riscoperto molto più pesante, decisamente meno toccante. Insomma, coinvolge meno. E’ vero che i dischi devono avere il tempo per farsi apprezzare, e penso che valga più per l’avanguardia che per gli altri generi, ma al momento non mi va di rimettermi all’ascolto per l’ennesima volta – perché l’ho ascoltato veramente un mucchio di volte. Cercherò di risentirlo più in là, anche se posso azzardare a scrivere che forse questi personaggi stanno affollando un po’ troppo i miei ascolti. Cercando di prevedere il futuro, – perché già vedo sulla mia scrivania un nuovo disco, Xabier Irondo + Zu - temo che ci si avvii ad avere un catalogo Wallace simile quello Tzadik, con un Iriondo al posto di un Zorn. Voglio bene ad entrambi ma - pensiero più che banale - preferisco Zorn.
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La recensione Polvere di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2006-09-20 00:00:00
COMMENTI (2)
volevamo farlo con aiuola... ma non so se hanno il singolone.
uhm... direi che difficilmente potrebb rientrare nei miei ascolti... :)