Nostalgia, nostalgia canaglia, cantavano quasi quaranta anni fa a Sanremo Al Bano e Romina. Può far sorridere il riferimento, ma certamente la coppia su almeno una cosa ci aveva visto lungo: il potere tremendo della nostalgia, sentimento capace di far venire i nodi al cuore per qualcosa di lontano nello spazio e\o nel tempo. Oggi, quattro decenni dopo, Nebraska – al secolo il calabrese trapiantato a Roma Salvatore Spadaro – fa uscire il suo album d’esordio, JONIO, dedicato alla sua terra d’origine e allo struggimento per un mondo e una vita che a malincuore si è dovuto lasciare alle spalle.
Tredici pezzi contenenti tredici spaccati sul passato dell’artista, tra canzoni permeati di ricordi lontani e dediche a luoghi significativi per la propria vita. Il risultato è un disco intimo e personale, un viaggio al fianco di Nebraska, che ci mostra persone e memorie del suo passato, il tutto velato da una leggera nostalgia, di quelle che lasciano un mezzo sorriso agrodolce sulle labbra. Se dal lato della scrittura Nebraska rivela quindi maturità e talento nel mettere in versi episodi della propria vita, il lato più strettamente musicale è meno convincente. Le sonorità attingono a piene mani al mondo dell’indie italiano, tanto da risultare a volte eccessivamente derivative, non riuscendo in alcuni episodi a trovare una propria identità definita: il risultato suona come il brano indie sui generis. I brani più interessanti sono quelli che si staccano maggiormente dalla formula indie standard e costruiscono una maggiore sinergia tra musica e parole (la struggente title track Jonio, la dedica a Napoli, il trascinante electropop di Ginevravagina), rivelando tutto il potenziale che Nebraska ha per il futuro.
JONIO è un esordio più che apprezzabile, un disco dal forte taglio personale, capace con la sua onesta schiettezza di farci vedere Nebraska quasi come un vecchio amico d’infanzia, di quelli che tornano per le vacanze estive e con cui perdersi nei ricordi dei bei tempi andati. Qualche cosa da affinare meglio nell’ambito delle sonorità unita ad un pizzico di coraggio in più in certe scelte, e il titolo di rivelazione dell’anno è dietro l’angolo.
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