Per il suo disco d’esordio la cantautrice Georgette Artwood ha scelto di compiere un viaggio, un tuffo nei decenni passati, per recuperare le sonorità con cui è cresciuta e che più di tutte le appartengono.
The Journey si muove tra gli anni settanta e i novanta, affondando le sue radici soprattutto in un rock classico con sfumature pop e tastiere dallo stile ben preciso.
Questa corsa nel passato però porta con se’ una patina vintage, che non dipende solo dalla costruzione delle canzoni e dal sound degli strumenti. In più momenti si avvicina troppo ad un revival dell’epoca piuttosto che ad un lavoro contenente inediti, in alcuni casi anche molto convincenti.
È il caso di Mermaid Call, che con la sua impostazione classica, nonostante l’intensità del cantato, non trovando punti fermi nel presente e rimanendo invece ancorata in modo evidente ad un rimescolamento di ascolti precedenti.
Risultano da subito più coinvolgenti i brani dove la sua personalità artistica riesce ad emergere in modo più netto, portando con se’ anche una dose interessante di tagliente ironia, come in Filthy Cats and Good Beers o Idiosyncrasy, strada dove la semplicità orientata verso il pop lascia spazio ad un rock più duro.
La scrittura riecheggia soprattutto hit anni settanta, adattandosi alla personalità dell’artista e risultando provocante e disincantata con la sua forza.
The Journey non è il disco più innovativo che ascolterete quest’anno, e neanche quello contenente maggiore sperimentazione, ma riesce a convincere proprio a partire dalla classicità, facendola propria e rimodellandola per creare il mondo ardente di Georgette Artwood.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.