Placidamente bello e lo dico senza alcun tipo di malizia. Già, perché quest'associazione di idee mi è sorta spontanea dopo aver terminato il terzo ascolto, consecutivo, di Lights In Forgotten Places dei Karma Voyage, l'album di cui vi parlerò oggi. Sgombriamo, però, prima di tutto il campo da ogni possibile ambiguità: l'ambient di matrice psichedelica perseguito in questo lavoro è, come ho scritto all'inizio di questo pezzo, placidamente bello e quindi se cercate il più classico degli scossoni quando mettete su la musica, questo disco non fa per voi.
Tuttavia se alla scarica di adrenalina preferite una "dose calda" di serotonina che vi scorre lungo tutto il corpo, allora siete nel posto giusto. Un pezzo come "Shine", ad esempio è esattamente quando affermato poc'anzi: non un'onda di mareggiata che ti schiaffeggia la faccia o la schiena, piuttosto una corrente sottomarina che ti rende piacevole una nuotata anche a marzo.
Il disco è ben realizzato e nonostante qualche pezzo che manca l'obiettivo, specialmente sul finale, la qualità si mantiene sempre, abbastanza, alta. "City of the Lame", poi, la mia canzone preferita, trovo sia un po' la summa di quanto ho scritto in questa recensione con uno scatto in più, spingendo maggiormente sulla psichedelia piuttosto che sulla "placidezza": che sia proprio questa la ricetta magica per i veneziani?
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