L’ambito dei False Friends è quello: indie rock sgangherato, melodico e a bassa(issima) fedeltà. Sei brani orecchiabili che si rifanno alla tradizione alternativa americana. E qualcosa in grado di lasciarsi canticchiare c’è: “Pop Torture”, una sequenza di accordi di chitarra pieni e coinvolgenti che, abbinati ad una voce – pure troppo – squillante, rappresenta la summa del pensiero sonoro di pavementiana memoria.
Il problema è che alla lunga “R’n’r Saviour” scivola addosso manco fosse olio solare sulle curve divine e prorompenti della Gregoraci. I brani trasudano un innegabile divertimento ma, allo stesso tempo, soffrono un’eccessiva omogeneità che rischia di far calare l’attenzione. Se a questo aggiungiamo una qualità audio traballante – che penalizza parecchio una canzone discreta come “Peach” – e un cantante dalla vocalità un po’ acerba, beh, il risultato viene da sé.
Ma la fiducia per futuri miglioramenti resta intatta. La palla, intanto, torna alla band.
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