Col terzo volume della serie 'Le Too', Mauro Da Re chiude un cerchio ideologico amplificando ulteriormente la sua idea di suono lo-fi
Prosegue coscientemente e con criteri artistici ben definiti il percorso individuale di A Big Silent Elephant, progetto personale del trevigiano Mauro Da Re. Il nuovo album Le Too - Volume 3 arriva a completare, almeno momentaneamente, il discorso seriale avviato dai due precedenti lavori in studio usando, come principale arma stilistica e concettuale, sempre la manipolazione di strumenti di registrazione analogici – in questo caso il quattro piste Tascam 244 – e mettendo nero su bianco una nuova serie di fugaci esperienze sonore e testuali coerenti con la propria specifica visione del reale circostante.
Certo, nel caso di un progetto e, nello specifico, di un album del genere, probabilmente non è la godibilità sonora a mantenersi al centro dell'attenzione per quanto riguarda una più o meno marcata capacità di attrazione verso l'opera posta in essere. Salta immediatamente all'orecchio, più che altro, la scelta ideologica di proseguire lungo la scia di un percorso personale che mantiene vivo un già forte interesse per il senso stesso della sperimentazione in fase di acquisizione sonora, caratteristica amplificata gradualmente anche grazie a una predisposizione formale che di per sé genera sostanza nella sua pur non semplicissima molteplicità di sviluppo.
Ne è una valida dimostrazione il particolare approccio che Da Re matura, ad esempio, nei confronti di un certo folk semiacustico di matrice – e non potrebbe essere altrimenti – prettamente lo-fi, intriso di spunti a stelle e strisce ma tendente a un Beck maturo in termini di rivisitazione – e forse rivalutazione – primigenia che trasporta tutto verso atmosfere rarefatte e soluzioni sonore anche alquanto sinistre e apparentemente fuori luogo (Col cortel tra i dent). Una predisposizione, questa, che non tarda a manifestarsi anche nei riferimenti a un cantautorato nostrano passato come in un tritacarne dalle sembianze di voice-o-graph per generare messaggi indirizzati a un altro sé in chissà quale parte di universo parallelo (Jeh solo), così come in momentanee ventate caraibiche (Spetaren a primavera) che si fanno prima blues primitivo (In do) e poi country-western malato, sghembo e claudicante (El paese).
Difficoltà per eventuali riascolti ce ne sono e riguardano le motivazioni di cui sopra. Sta di fatto che l'idea di fondo è chiara e portata avanti con ragionevole costrutto.
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La recensione Le Too - Volume 3 di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-03-09 15:46:41
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