Per parlavi di questo Distanze e solitudini di PLUHM non si può citare subito, senza neppure passare dal via, il fatto che questo lavoro nasca, diciamo così, prima in modo pratico e poi teorico; mi spiego meglio. Ogni pezzo di questo disco, infatti, è stato realizzato, come recitano le parentesi che accompagnano ogni traccia, da un solo strumento. Sì, avete capito bene: l'artista ha dimostrato di essere capace di raccogliere un ideale, quanto materiale, guanto di sfida e di realizzare qualcosa di assolutamente particolare e unico nel suo genere nel panorama italiano (e non solo):
"Come recita il nome stesso della label ogni brano è creato utilizzando solo uno strumento. Un metodo piuttosto atipico che impone dei limiti notevoli ma che grazie a questi ultimi aumenta esponenzialmente la creatività. Ne consegue un album minimale ma che vuole raccontare, come da titolo, le distanze tra noi umani e le conseguenti solitudini: siamo eternamente soli, anche se accompagnati da tanti individui lungo il viaggio della vita".
Al netto che, ogni tanto, le già citate costrizioni si sentono, in determinati brani, l'impressione è quella di avere davanti un piccolo/grande miracolo sonoro con alcune tracce, come ad esempio l'adorabile "Calma piatta", in cui il lavoro di "sottrazione strumentale" diventa viatico per il più classico dei "moltiplicatori" di emozioni.
Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.