Piccole storie, una generazione che si racconta, che racconta l'amore, le frustrazioni, la vita e la fragilità senza mai perdere leggerezza e contemporaneamente profondità.
Piccole, minuscole cose è il lavoro di debutto di Pasquale Provenzano, cantautore e producer palermitano della classe '95.
Si tratta di una raccolta di dieci canzoni pop d'autore, con una vena indie e low - fi. C'è dentro uno spaccato generazionale, il racconto di piccole storie entro le quali si può riconoscere e riconoscersi. Canzone manifesto è Vivo, la prima della tracklist che basta per far capire l'intento artistico di sviscerare la vita di un giovane tra tanti, attraversandone stati d'animo, frustrazioni, riflessioni di vita. Scorrono così su questo binario Multinazionale e Corso Dei Mille, 178.
Mentre l'ascoltatore si abitua a riconoscere e a sentire amica la voce, con un timbro che sa rendersi riconoscibile ma mai noioso arrivano Libri da un Beverly, storia di un amore di lunga data, una specie di dialogo, forse mai avvenuto ma vissuto sì, a fondo e subito dopo 21nove, con un' intro super introverso e una teatralità mai patetica pur carica di pathos con dentro un'autoanalisi profonda che porta ad una delicata vulnerabilità.
Si scollina bene con la terzinata Milioni di parole ed è ancora amore, ancora nudo e disarmato. Sono tante le immagini descrittive che riescono a far viaggiare l'ascoltatore e sembra di sentirsi dentro le luci notturne di una città che si specchiano sui marciapiedi bagnati d'inverno. Un intera storia d'amore dentro una testa piena di sei milioni di parole. NSIP non aggiunge molto a quanto già sentito ma passa comunque leggera e ancora sognante e "viaggiante" su storie passate.
Ecco, forse pecca di futuro questo disco ma sembra un peccato più concettuale, quasi linguistico più che una mancanza colpevole. Un po' come il dialetto siciliano che non contempla i tempi verbali al futuro e che fa cadere il passato, anche il più recente, nel baratro di un tempo remoto.
Diafana l'intro di Hangover, quasi recitata, quasi sotto voce su poche note di pianoforte e armonici di chitarra. Una storia finita, con i tratti stropicciati e resi irregolari da un hangover, un susseguirsi di immagini, di ricordi evocativi di una presenza che ha lasciato dietro sé un alone luminoso. Andamento fiero e compatto in Guardami le spalle, richiesta di protezione dai proiettili scagliati dalla vita o forse da sé stessi ma in ogni caso dolorosi da incassare.
Il disco si chiude con Non tremo più, forse la più leggera della tracklist, sicuramente la più serrata testualmente e probabilmente la scelta più azzeccata per chiudere un discorso dai contorni un po' troppo malinconici e concludere un viaggio che lascia un po' di buone vibrazioni e contemporaneamente un po' di amaro in gola. Non tremo più è forse l'accettazione della forza che può nascere da una debolezza, da un'insicurezza. Un finale con dichiarazione d'intenti insomma: quel che è stato è stato, l'ho vissuto con dolore e difficoltà ma adesso non tremo più.
In conclusione Piccole, minuscole cose è un primo lavoro che mostra già un carattere e uno stile ben formati e soprattutto delle idee ben chiare. Si tratta di un disco scritto bene, arrangiato e prodotto forse troppo dentro un solco esistente che regala poche sorprese ma che continua a batter il ferro finché è caldo. Ci sono dentro sonorità studiate più per essere al passo che per essere diverse e originali, segno dei tempi che stiamo vivendo al livello musicale e creativo. L'ascolto è appagante, ci si emoziona ascoltando, anche quando l'attenzione cala in quelle canzoni più lente che fanno meno presa sul bisogno dell'orecchio attuale di essere aggredito sin dalla prima nota. Siamo davanti a un disco che merita di essere passato tanto in radio, perché ha tutti gli elementi giusti per essere radiofonicamente vincente.
---
La recensione Piccole, minuscole cose di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-02-08 17:47:35
COMMENTI