Yellow Capra
YC 2006 - Post-Rock

YC

Fuori piove, e neanch’io me la passo tanto bene. Fa freddo e ci sono i lampi, come dire che l’estate ormai è finita, un anno se ne va, sto diventando grande, e la cosa comincia a non andarmi tanto bene. Il fatto è che sta calando la sera su Palermo e sui mille progetti che animavano la mia testa, pronta a raccogliere solo polvere e muffa anziché interesse e prospettive. Ma tant’è. La musica, quella sì, rimane. Il post rock rimane. Le emozioni rimangono. Pure quando le sorprese latitano. Gli Yellow Capra sono lì, che suonano dalle casse dello stereo. La pioggia disegna traiettorie sghembe sul vetro della finestra, come a visualizzare il pentagramma usato dalla band per i brani di questo disco d’esordio. Un pentagramma di pioggia, vento e cielo in grigio.

“Ouverture Ridarolo” saltella tra feedback accennati e morbidi giri di basso, colonna sonora di un film che viene girato in esclusiva per chi ascolta. “Red Meat” è un violino in volo acrobatico sull’abisso, tra chitarre in progressione e malinconie nordeuropee. Ed è la conferma che la geografia dei suoni ha subìto anch’essa gli effetti della globalizzazione, e ormai non si distingue più Glasgow da Milano, la Scozia dalla pianura padana, gli anglosassoni dai latini. Un processo – irreversibile? – che farebbe rabbrividire tanto i no global, ancora fermi a quelle demenziali sagre della birra spacciate per concerti combat-folk, quanto alcuni politici che agitano fantasmi di una razza italiana corrotta dai meticci. Come se l’America non fosse diventata la potenza economica che è proprio grazie ai meticci. Ma sì, chissenefotte. Se suoni bene, se hai un carico di emozioni da tradurre in la minore, se hai stile, allora è giusto fregarsene dei presunti puristi.

Qualcuno quindi dirà che gli Yellow Capra non sono nulla di nuovo. Certo. Ed è altrettanto vero che in un paio di occasioni centrano il manierismo ma si dimenticano i brividi (“Follow The Yellow Capra” e “Roulé Roulotte”). In generale, però, il disco cresce con l’aumentare dei crescendo chitarristici. E quando, durante “Traffic”, si sente riecheggiare il leggendario urlo dei RamonesHey ho! Let’s go! – i tuoni lì fuori lanciano la loro sfida. Il dado è tratto. Andiamo a riprenderci il nostro futuro, allora. Hey ho. Let’s go.

Vedi la tracklist e ascolta le tracce sul player nella versione completa.