Rise, la nuova uscita dei The Backlash, è il nuovo tassello nella discografia del gruppo milanese che riprende le quattro tracce già uscite nell’ep Passing By, donando loro un’inedita veste sonora grazie ad un nuovo missaggio, e aggiunge cinque nuovi brani, editi per l’occasione. È un disco che ancora una volta si conferma nel pieno stile della band, le cui sonorità attingono a piene mani al panorama inglese, con un occhio di riguardo per quella che è stata l’epoca del britpop.
I nove brani si muovono nel solco di una tradizione musicale ormai decennale, ma senza rinunciare ad aggiornarla e a far vivere in essa le tendenze del rock contemporaneo. Un fulgido esempio di ciò è il post-punk di Rise, title track e probabilmente brano di punta dell’intero disco, che non sfigura per nulla di fronte ai pezzi più validi del revival post-punk che da qualche anno imperversa nel panorama musicale britannico. La successiva Everybody But Me riprende le sonorità britpop tanto care al gruppo, con un’ariosità pop che non può non far ripensare alla band dei fratelli Gallagher. What I Say riprende un altro filone musicale molto caro al gruppo, quello della psichedelia frammischiata ad uno shoegaze emozionalmente impattante, dando vita ad un agitato trip psichedelico. Da segnalare, in chiusura al disco, l’accoppiata Into The Deep e A Handful of Dust: la prima, un vero e proprio mulinello che risucchia verso l’abisso per poi esplodere nel sollievo di una chitarra psych-blues; la seconda, degna ballad di chiusura pregna di intimismo e nostalgia.
Con Rise, i The Backlash confermano la solidità della traiettoria musicale intrapresa, aggiungendo un tassello che rifinisce ulteriormente le loro sonorità, e rappresenta un passo in avanti che coniuga solidità e innovazione in una maniera tutt’altro che scontata ai giorni nostri.
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