Come si riconosce un valido gruppo emo? Indubbiamente dalla tendenza dei suoi componenti di dare alle proprie opere, siano essi singoli brani o interi album, titoli piuttosto articolati. I Barbed Wire, con il loro The Sun Sets in the Wrong Place, dimostrano pienamente il proprio valore inserendosi senza esitazioni in questa tradizione consolidata.
Oltre ad un gusto impeccabile nella nomenclatura, va detto che i Barbed Wire ci sanno fare anche da un punto di vista musicale. Il loro stile riprende a mani pienissime dalla seconda ondata dell’emo: nomi come Mineral, Empire! Empire! (I Was a Lonely Estate) e Sunny Day Real Estate vengono obbligatoriamente alla mente pochi secondi dopo aver premuto play. Pur non reinventando il genere, i Barbed Wire dimostrano di aver studiato molto bene la materia, e riescono ad andare a prendere tutti gli elementi giusti per far cascare chi è innamorato di queste sonorità, senza dimenticare occhieggiamenti al mondo dell’hardcore (le batterie dell’opening track 3 a.m.) e a quello del pop punk (i ritornelli di Bedroom Walls). Un condensato di ciò che sono (e pure di ciò che potenzialmente potrebbero essere) i Barbed Wire è Gloomy Nights, dove un’apertura hardcore apre a malinconie dream pop, per poi sfociare in un finale che sembra tirato fuori di peso dalla discografia dei Tigers Jaw; il risultato è un brano che non si limita a recuperare – per quanto egregiamente – le sonorità giuste al momento giusto, ma una via personale all’emo, capace di dare nuova vita al genere senza tradirne le origini.
Il sole sarà anche tramontato nel posto sbagliato, ma sicuramente splende sui Barbed Wire e sulle potenzialità che hanno nel diventare uno dei nomi di riferimento della scena emo italiana. Se nel prossimo album riusciranno non solo a riproporre con sapienza e maestria i propri riferimenti, ma anche ad andare oltre essi forgiando un sound autenticamente personale, avremo tra le mani un gran disco.
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