Esperimento vorticoso, avant-jazz in grado di creare un movimento sonoro continuo.
Avant-jazz sperimentale e dissonante: masnä non è un disco al quale si può dedicare solo un ascolto rapido, ma bisogna concedergli tutto il tempo necessario per aprirsi ed evolversi, mostrando i suoi singolari movimenti sonori.
Marco Luparia, sound artist, batterista e compositore torinese ma residente a Parigi, nelle sette tracce che costituiscono il disco ha scelto di giocare con i silenzi e le note, diventate materiale vivo da modellare a piacimento.
Del resto, il nome del lavoro (che è anche lo stesso del sestetto di strumentisti che vi ha lavorato) fa riferimento all’essere bambini, ed è riuscito alla perfezione nel suo intento di esplorare e catturare sensazioni non solo da un punto di vista tecnico e musicale ma anche con la pura curiosità della scoperta.
Il primo brano, flock, introduce all’interno di questo universo: gli strumenti infatti iniziano a mostrarsi, a farsi sentire, in modo lento, progressivo, cercando una loro dimensione che sembra però non arrivare. Rimangono sospesi, in attesa dell’istante in cui, alla fine, diventa possibile trovare la sonorità perfetta per una fusione tra mondi eterogenei. A seguire, in knup, questo rapporto di continuo avvicinamento e fuga sonora continua, simulando quasi una corsa tra le note, in una melodia che si costruisce secondo per secondo e in grado di ricreare un moto vorticoso e disorientante.
I suoni non sono sempre in conflitto tra di loro o bloccati in momenti di stallo, ma riescono anche a trovare delle strade comuni, ad esempio in wuh, dove l’iniziale smembramento sembra essere superato a favore di un arrangiamento dalla maggiore organicità.
Il disco, infatti, sembra voler lasciar parlare gli strumenti, lasciando loro la libertà di raccontare una storia fatta di musica ma che riesce ad andare oltre la pura improvvisazione o la mera tecnica, in una dimensione dove la stessa struttura dei pezzi diventa parola da decifrare.
Palpitante esperimento, masnä è un album dove la profondità e la vivacità umana sono riuscite a fondersi con gli strumenti senza porre limiti alla turbinante corsa delle melodie, mostrando una delle anime più interessanti del jazz, in grado di andare ben oltre i confini del genere.
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La recensione masnä di Scritto da Giulio Pons è apparsa su Rockit.it il 2023-03-28 23:50:00
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