"La volontà di Jim, con questo lavoro, è quella di tentare per la prima volta di liberarsi di ogni influsso esterno, a favore invece di una ricerca ragionata del proprio animo, della propria storia".
Allora basterebbero queste poche righe, a mio avviso, per invitarvi all'ascolto dell'omonimo disco di Jim Mannez, un album che, ve lo voglio dire subito, è qualcosa di molto diverso da quanto potrete ascoltare in giro, soprattutto in ambito di rock "prestato" al cantautorato.
Stiamo infatti parlando, e canzoni come "Il re" sono proprio lì a confermarlo, di un disco stralunato e assurdo, con momenti quasi nonsense ma che proprio da questa, apparente, mancanza di senso trovano la sua forza. Questa unicità di Jim Mannez è, infatti, la cosa più prezioso che uno si può portare a casa dopo aver ascoltato il suo lavoro: magari può non piacere, probabilmente sarebbe potuto essere molto più rifinito, da un certo punto di vista le sbavature non mancano eppure, nonostante tutte queste considerazioni, sacrosante, Mannez giunge a noi con un carico di sincerità e divertimento che non può farci sorridere di gusto.
Menzione d'onore poi per il finale di questo lavoro, con "Ricordi presenti" che si sottolinea per essere una gran canzone e un possibile "nuovo livello" per il cantautore bergamasco.
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