La belle époque è tradizionalmente identificata come quel periodo storico a cavallo tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento, e caratterizzato da un grande fermento e progresso sociale, tecnologico e artistico. Una sorta di moderna età dell’oro, insomma, alla quale guardare con nostalgia. È a questo momento e alla connessa malinconia per esso che lefrasiincompiutedielena guarda con il suo secondo album, intitolato, per l’appunto, La Belle Époque. Un disco nel quale il musicista pugliese guarda alla sua vita e agli anni trascorsi per farne una sorta di bilancio, osservandoli da una nuova prospettiva resa possibile dall’essere entrato in una nuova fase della propria esistenza e dal maggiore distacco che ciò comporta.
Il titolo La Belle Époque suona tanto ironico quanto calzante alla luce dell’ascolto del disco: è evidente fin da subito, infatti, come lefrasiincompiutedielena il proprio momento d’oro – musicalmente parlando – lo stia vivendo ora, con questo album. A partire dalla seconda traccia, Moleskine (Mongolfiere Pt. 1 è infatti un’intro tanto graziosa quanto trascurabile), si assiste al talento plasmante dell’autore, capace di fondere un approccio al rock cantautorale con commistioni e influenze tanto disparate quanto ben integrate tra loro, in un susseguirsi di cambi di paesaggio musicale che ben descrivono le molteplici sfaccettature di una vita umana. Moleskine apre con un indie rock reminiscente del miglior Albert Hammond Jr., con uno spruzzo di chitarre distorte il giusto e un groove tremendamente ruffiano. Lucida è un pop rock maturo e decadente, amaro quanto gli errori relazionali che racconta. Mirò è la svolta al limite dell’acustico, la cui delicatezza non riesce a imporsi nel panorama dell’album; a compensare ci pensa la successiva Glicine, con un’apertura quasi da crooner r’n’b per poi esplodere nella seconda metà in un fragore psichedelicheggiante. Ad accompagnarci verso la conclusione ci pensano Vacuum, altra incursione nel territorio dell’indie americano anni ’00, e Tutte le cose, appoggiata su morbidi echi di un post-rock giusto appena lambito.
Sono i dischi come questo La Belle Époque quelli che fanno bene alla musica, quelli che contribuiscono ad alzare il livello della scena pop indipendente italiana, e pazienza se non riempiono palazzetti o millantano innumerevoli record frantumati. Qui ne La Belle Époque c’è un amore immenso, che traspare ad ogni nota, per la musica fatta bene, e dal quale è impossibile non farsi contagiare. Chi l’ha detto che i momenti migliori siano sempre nel passato? lefrasiincompiutedielena è qui per dimostrare il contrario.
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