Partiamo dall'ovvio, e cioè che Quomo come nome d'arte sia splendido.
Poi veniamo al nuovo singolo dell'artista romano (ma nato a Napoli), con synthoni gommosi e appiccicosi e tastierine a-la Battisti. Un cantato sfacciatamente indie che mescola un po' di Frah Quintale nelle strofe e un po' di Fulminacci nel ritornellone cantabilissimo. La ricerca del qui ed ora, di ciò che sta accadendo, è raccontata con semplicità, mentre "ti sta crollando il ritmo addosso a ritmo lento" mentre "stiamo girando in tondo" e "siamo morti dentro". Un ponte che spariglia le carte e una ammissione di fragilità: "mi sento più debole".
Echi sulla voce ampissimi ai limiti del vaporwave e coretti a palla. Non ci starebbe male nell'airplay radiofonico, anche e soprattutto perchè non sembra scritta a tavolino con quell'obiettivo.
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